Si è svolto ieri presso il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Unical, il seminario integrativo dal titolo “Beni Comuni e Legge Rodotà”, appuntamento in cui i docenti del Dispes si sono avvicendati nell’analizzare punti ben precisi del Disegno di legge Rodotà, della sua nascita e dei riscontri comparatistici con determinati ordinamenti latino-americani.
Walter Nocito, docente di Diritto Pubblico, ha ripercorso il lungo iter del “Disegno legge delega Commissione Rodotà beni comuni, sociali e sovrani” ricordando come, dai primi anni ’90 e per oltre un decennio, la normativa in materia di beni e diritti abbia creato i presupposti affinché, passando per il Referendum del 2011, conosciuto come “referendum per l’acqua pubblica”, la Commissione Rodotà potesse proporre una riforma volta a rivoluzionare il precedente concetto giuridico, che va verso un’analisi della rilevanza economica e sociale dei beni e della loro utilità. Caruso e D’Alessandro, docenti di diritto Amministrativo, hanno analizzato invece i contenuti della Legge Rodotà e come i “ Beni Comuni” vengano recepiti nel diritto interno. Punti salienti sono stati il rilievo dei Beni e la loro capacità di esprimere utilità nel privato e nell’amministrativo. La proprietà che, in quanto tale, è elemento intrinseco dell’evoluzione della storia dello sviluppo umano, qualificandosi come funzionale ai diritti fondamentali poiché “beni che soddisfano interessi generali, la cui cura discende dalle prerogative dello Stato e degli enti pubblici territoriali. Non sono né usucapibili né alienabili”. La domanda a cui si è arrivati è se la proprietà del bene e il bene comune, in quanto tale, possa essere ritenuto un diritto fondamentale per la comunità stessa.
Tutele dei diritti e costituzionalizzazione dei beni comuni nelle esperienze boliviana ed ecuadoregna, trattate da Massa Gallerano, docente di diritto Pubblico Comparato, hanno concluso il seminario lasciando enormi punti interrogativi sullo studio dei beni comuni, su come le costituzioni sud americane possano essere considerate un esempio di reale laboratorio sui beni comuni e sul loro vincolo costituzionale, un riferimento a cui guardare per realizzare al meglio una riforma da attuare sul lungo periodo. Non resta quindi che attendere e vedere cosa accadrà con le due proposte depositate in Parlamento sulla riforma del codice civile sui beni comuni e il suo concatenamento in ambito ambientale.
Marta Maiolo