Stamattina i braccianti “ospiti” della tendopoli di San Ferdinando hanno incrociato le braccia e sono scesi in piazza per protestare dopo la morte di Gassama Gora, senegalese investito e ucciso a Gioia Tauro nei giorni scorsi mentre rincasava a bordo di una bici. L’investitore non si era fermato ed è stato rintracciato e arrestato dopo qualche ora.
“L’ennesima morte annunciata – la definisce il sindacato USB – l’ennesimo delitto frutto dell’apartheid sociale in cui sono costretti a vivere i tanti braccianti dell’area industriale di Gioia Tauro. Da decenni migliaia e migliaia di migranti hanno trovato riparo tra tende e baracche dei vari insediamenti, istituzionali come la tendopoli o informali come la baraccopoli. Migliaia e migliaia di persone costrette a muoversi dopo il tramonto per strade buie e pericolose. Eppure i pali dell’illuminazione ci sono ma sono sempre spenti. Eppure a pochi passi c’è un’area altamente sensibile come il Porto. Eppure la notte è buio pesto. E allora diventa facile domandarsi: è solo una scelta dettata da motivi economici o c’è altro dietro quel perenne black-out? Gassama è stata l’ultimo di tanti incidenti, purtroppo stavolta mortale, e la rabbia dei suoi fratelli è assolutamente comprensibile. Per questo siamo al loro fianco a reclamare diritti e dignità, a urlare basta morti sul lavoro, a pretendere case e lavoro vero”.
r.f.c.