“Siamo arrivati alla quarta edizione del nostro festival, che è un festival un po’ folle per come è nato tanti anni fa quando eravamo ancora al Filorosso – racconta Daniela Ielasi, presidente di Entropia APS –. Eravamo uno spazio sociale occupato autogestito e una prima edizione di Calabria in Fiore fu proprio a metà degli anni ‘90, con una marcata connotazione antiproibizionista. Negli ultimi anni lo abbiamo riproposto in una nuova versione, con l’obiettivo di promuovere la canapicoltura in Calabria, incontrando il sostegno della Regione Calabria nell’ambito degli eventi innovativi del bando cultura. Dalla seconda riedizione ad oggi il Festival è invece autofinanziato e quest’anno abbiamo voluto recuperare proprio quell’impegno iniziale, restituendo centralità al tema della legalizzazione”.
“Calabria in Fiore” si conferma il festival più verde della Calabria, ricco di interessanti appuntamenti sia dal punto di vista culturale che divulgativo e sociale. L’evento è iniziato con l’opening act “Archeologia di una caccia alle streghe” dell’attore Manolo Muoio che nel microteatro del DAM ha portato alla luce una parte significativa della storia dell’antiproibizionismo, ponendo al pubblico alcune importanti domande su cui riflettere non solo in occasione di queste due giornate di festival, ma sempre: “Che cosa è stato fatto di concreto in Italia per mettere in chiaro una situazione insostenibile? Che cosa sono le leggi antidroga? A che cosa servono? Contro chi sono? Che cos’è la Marijhuana? è vero che sia meno dannosa dell’alcool e del tabacco come da tempo vanno affermando molti medici e scienziati?”.
“Gli effetti delle politiche attuali globali sulle droghe hanno pesantissimi ricadute sui diritti umani – afferma Lorenzo Fiorentini, segretario di Forum Droghe e direttore di Fuoriluogo, durante il dibattito insieme a Filippo Sestito e don Ennio Stamile, moderato da Daniela Ielasi –. La “war on drugs” si è tramutata subito in una guerra alle persone. Ovviamente, ora la criminalizzazione dell’uso stigmatizza ed emargina chi le usa, impedisce loro di accedere ai servizi di produzione, prendendo di mira i pesci piccoli”.
L’illegalità di molte sostanze – per quanto molti neghino l’evidenza – fa gioco alla mafia che, nel rendere appetibili le droghe, si arricchisce approfittando di coloro che ne hanno bisogno – ovvero, non solo chi ne fa uso e che non riesce a reperire nulla in maniera legale, ma anche le persone sfruttate per lo spaccio. Questo sistema globale di controllo è un vero e proprio strumento di potere che colpisce le minoranze, i migranti, i clandestini – l’abuso di questo potere si manifesta in episodi come quello della morte di George Floyd nel 2020 –. Così nel 2023, l’Alto Commissariato dell’ONU per i diritti umani (OHCHR) ha prodotto un report contenente tutti i dati negativi raggiunti dal sistema di controllo sulle droghe, tra cui l’eccessiva carcerazione – in Italia il doppio rispetto al resto del mondo (20%), perché non esiste distinzione tra possesso per spaccio e per uso –. Per contrastare in maniera sostanziale i fenomeni criminali e mafiosi è ormai necessaria la legalizzazione, ottenuta in altri Stati dove i diritti umani, e in particolare quello alla salute, sono maggiormente rispettati.
“La produzione di canapa mediante tecniche di produzione industriale garantisce prodotti più sicuri rispetto a quelli di criminali senza scrupoli – afferma Mattia Cusani, presidente di Canapa Sativa Italia, durante l’incontro “Fibra, seme, fiore: tecniche di coltivazione della canapa” – andrebbe detto ai negazionisti, che i nostri figli andranno a comprare cose che non sanno nemmeno cosa sono e che sono pericolose” ed è vero. Ogni componente della pianta è importante e può essere utile in ambito salutistico, cosmetico, alimentare – il seme contiene omega 3 e 6, proteine ed è senza glutine – e tessile, anche se dal punto di vista commerciale non è interessante, in quanto essendo molto resistente va contro il consumismo odierno. I farmaci vengono visti ancora come qualcosa di pericoloso, dato che alcuni considerano ancora il CBD come una droga a rischio di abuso, quando non c’è alcuna prova scientifica che sostenga questa tesi.
Se lo Stato italiano decidesse di supportare i coltivatori di canapa, questa produzione così ricca di alternative potrebbe crescere, nel frattempo è importante che esistano realtà di sensibilizzazione come quella portata avanti da Entropia APS con il “Calabria in Fiore”. Il festival ha visto anche due serate di intrattenimento musicale presso l’Anfiteatro dell’Unical, dove le canzoni antiproibizioniste dei Villa Ada Posse e Madhouse band, insieme alla musica di tanti altri artisti, come The Raymyk, Radio Lausberg e Lidiya Koycheva & Balkan Orkestra, ha fatto scatenare tutto il pubblico presente.
Deborah Naccarato