L’Italia si configura sempre più come il Paese della varietà e delle disuguaglianze. La varietà è il suo vantaggio comparato originario. Un mosaico unico di ecosistemi, di paesaggi, di culture, di produzioni, di tradizioni, di dialetti, di gastronomie, di storie. Tante Italie in ogni luogo: è la forza del Paese, il presupposto della sua resilienza sociale ed economica. Tuttavia, le politiche pubbliche continuano ad essere indifferenziate, standard, “cieche ai luoghi e alle persone”. D’altro canto, l’Italia da tempo è senza una visione, senza mete mobilitanti, senza traguardi sfidanti per le classi dirigenti e per i cittadini. Lo stesso Pnrr rischia di tradursi in un coacervo di investimenti slegati.
L’Italia è anche il Paese delle disuguaglianze e delle divergenze. Allo storico divario Nord-Sud si sono sovrapposti negli ultimi decenni nuovi squilibri tra generazioni, tra generi, tra territori, tra imprese.
La Calabria è l’estremo italiano della disuguaglianza spaziale: la regione inchiodata nel margine della sottoproduzione, della cittadinanza negata, della desertificazione demografica e dell’abbandono dei giovani più promettenti, del vuoto di futuro.
Questi temi saranno al centro del confronto nel convegno di martedì 6 giugno pomeriggio e del 7 mattina, promosso dal Dipartimento di scienze politiche e sociali e dalla Scuola superiore di scienze delle amministrazioni pubbliche dell’Unical in collaborazione con la casa editrice Donzelli.
Relatori e relatrici interverranno sia sulle ragioni delle divisioni e disuguaglianze in Italia sia sulle politiche possibili, nazionali ed europee, per accrescere la coesione sociale e territoriale e per ridurre le iniquità. Il convegno è articolato in quattro sessioni (Coesione, Città-paesi, Mezzogiorno, Calabria) alle quali interverranno studiosi e studiose di diverse università e centri di ricerca italiani, e saranno aperte rispettivamente da Fabrizio Barca, già Ministro della coesione territoriale e coordinatore del Forum Disuguaglianze Diversità, da Gianfranco Viesti, economista dell’Università di Bari, tra i più autorevoli critici dell’autonomia differenziata; da Carmine Donzelli, editore, e da Anna Giunta, economista dell’Università RomaTre.