Prime prese di posizione dopo la nostra intervista al rettore Nicola Leone sulle prospettive dell’Unical nella fase 2. In particolare, alla luce delle nuove disposizioni ministeriali post lockdown annunciate il 26 aprile, riceviamo e pubblichiamo una lettera appello di Filorosso.
“E’ in ogni caso consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza” (Dpcm 26 aprile 2020). Stando alle nuove disposizioni del governo sulla fase 2 di uscita dall’emergenza Covid19, gli studenti dell’Università della Calabria alloggiati nei quartieri del Centro Residenziale, dal 4 maggio avrebbero pieno diritto a rientrare nelle proprie case.
Si tratta di circa mille persone, di diversa provenienza, ma la maggiorparte residenti all’interno dei confini regionali, partiti prima del lockdown per ricongiungersi con la famiglia, che adesso potrebbero decidere di tornare alla propria autonomia di vita e di studio, anche in vista della sessione d’esami (che il Dpcm prevede di riportare in modalità “in presenza”). Alcuni, lo sappiamo con certezza, avevano già chiesto l’autorizzazione alla Direzione del CR, ricevendo risposta negativa poiché il Dpcm dell’11 marzo non lo consentiva, in quanto gli spostamenti da Comune a Comune non erano permessi.
Ora che la situazione si appresta a mutare, ci aspettiamo che gli studenti possano rientrare nelle case assegnate come quota servizi della borsa di studio, usufruendo così pienamente del diritto allo studio. Questo diritto non può essere sospeso perché, come ha dichiarato il Rettore in un’intervista, “è previsto nel Bando durante la sospensione della didattica”. In questo caso infatti la didattica non è sospesa, anzi sta proseguendo on line, e comunque si tratta di una contingenza straordinaria dalla durata imprevista e non contemplata nel Bando.
Riteniamo necessario chiederlo pubblicamente alla vigilia del 4 maggio, poiché ci risulta che lo staff del Centro finora abbia agito in senso diametralmente opposto: “questa Amministrazione – leggiamo nelle mail inviate agli studenti – sta predisponendo un apposito piano di lavoro finalizzato al recupero, da parte degli interessati, dei rispettivi oggetti personali ancora presenti negli alloggi, nell’ambito di un più ampio programma di rilascio degli alloggi stessi”.
Se questo obiettivo fosse confermato anche alla luce del nuovo Dpcm, sarebbe non soltanto in contrasto con le nuove direttive ma si prefigurerebbe come una palese violazione del diritto allo studio. Comprendiamo la prudenza, la preoccupazione e la responsabilità della governance d’ateneo, e possiamo capire, seppure non condividiamo, la scelta di svuotare gli alloggi prima del lockdown. Ma mantenere il Campus deserto è una scelta che avrà conseguenze disastrose sull’Unical (soprattutto in termini di iscritti) e sul territorio circostante, che vive del rapporto culturale e socioeconomico con gli abitanti dell’ateneo: il Campus è il valore aggiunto dell’Università della Calabria, l’elemento che la differenzia dalle altre università. Non è un corollario, ma il motivo stesso per cui tanti studenti decidono ogni anno di iscriversi qui e non altrove.
Nella fase 2, con tutte le precauzioni necessarie e responsabilizzando gli studenti, il Campus può lentamente tornare ad una dimensione di vita più o meno normale. In questo senso auspichiamo anche l’apertura della sala studio della biblioteca – come previsto chiaramente dallo stesso Dpcm – e la riapertura della sala mensa a posti distanziati, come predisposto già da subito in altri atenei italiani.
Noi ci offriamo volontari per informare gli studenti, anche internazionali, e per presidiare gratuitamente mense e biblioteche al fine di garantire il distanziamento dovuto. Gli studenti faranno la loro parte, siamo sicuri, l’Università dovrebbe fare la propria.
Filorosso ’95