“Costringere un artista a cancellare la sua opera per non essere denunciato è una violenza e un’ingiustizia che non può passare sotto silenzio. Soprattutto quando avviene in un luogo come l’Università della Calabria, che dovrebbe sostenere l’arte, la creatività e l’impegno dei giovani. E invece l’Unical lancia “chiamate alle arti” per far parlare i muri dell’ateneo e poi, quando i muri parlano, non è capace di ascoltarli”. A denunciarlo dai suoi canali social è il Filorosso: l’episodio si è verificato nella giornata di ieri, scatenando le reazioni di tanti, l’artista è molto noto nell’ambiente universitario e non è nuovo neanche per il nostro giornale.
“Zeta si è appena laureato all’Università della Calabria – racconta Filorosso – si definisce un agricoltore ma la sua vera passione la coltiva sui muri con le bombolette spray. Nel Campus ha già realizzato diverse opere, eppure la sua somiglia più a una missione civica. Spesso interviene a spese proprie per ripulire i muri imbrattati da scritte e tag, lo fa per amore del bene pubblico e perché crede che l’arte possa rendere più belli e vivibili i luoghi in cui viviamo, e quando a viverli sono i giovani, l’arte di strada può trasmettere messaggi sani, di pace, fratellanza e rispetto”.
Negli ultimi giorni Zeta lavorava ad una nuova opera nel Polifunzionale, accanto ai tanti murales realizzati negli anni proprio dal Filorosso e dagli artisti coinvolti in occasione della manifestazione annuale “Chiamata alle Arti”. L’opera era un omaggio a Gino Strada, fondatore di Emergency, medico-chirurgo in Paesi colpiti dalle guerre, simbolo di umanità e difesa dei diritti umani, morto l’estate scorsa. “In un momento storico in cui la sanità pubblica è divenuta finalmente un tema centrale – fa notare Filorosso – in un luogo come il Polifunzionale, colorato da murales storici, dove ha sede il Dipartimento di Farmacia, l’omaggio a Gino Strada era particolarmente azzeccato. Ma il Rettorato non ha voluto sentire ragioni: cancellare o denunciare”.
Il motivo di tanta rigidità sembra risiedere nella nuova “chiamata alle arti” che l’ateneo ha lanciato nel mese scorso, con scadenza a gennaio, per tre murales da realizzare su altrettante pareti del Polifunzionale (su una di queste in realtà è già presente un’opera realizzata proprio dal Filorosso nel 2011, all’indomani dello sgombero e della demolizione dei capannoni, ndr). La linea del Rettorato appare abbastanza chiara: decidiamo noi dove e quando potete esprimervi. Ma Filorosso è di tutt’altro parere. “Oggi siamo indignati – conclude – per l’artista colpito, per la sordità delle governance che si susseguono, per la presunzione di dover dettare la linea su tutto, anche su quello che nasce dal basso, persino sull’arte di strada che, per sua natura, è spontanea e autonoma. Esprimiamo massima vicinanza a Zeta e pieno sostegno da qui in avanti. Difenderemo i muri che parlano, faremo parlare i muri che tacciono, finché non impareranno ad ascoltare”.

