CULTURA Libri Zoom

Canto d’amore (ferito) per Cosenza, il romanzo di Leporace è un “trip” nostalgia

In Cosangeles di Paride Leporace, la città di Cosenza è la protagonista indiscussa. Prima di questo libro la città era apparsa (trasfigurata) in BDD: Romanzo degli Anni Zero di Claudio Dionesalvi – anche nel più vecchio Za Peppa, Come Nasce una Mafia dello stesso autore – e nei racconti della raccolta Questi Anni (tutti e tre sono stati pubblicati dalla mai troppo rimpianta Coessenza Editrice), nel giallo Mistero al Cubo del collettivo Lou Palanca (Rubbettino) e nell’ormai storico L’Arcavacante: Storia di Anarchici, Lupi e Ragazze (Mobydick) di Renato Nisticò (Sicuramente dimentico qualche titolo, e chiedo scusa agli eventualmente obliati).
Però Cosangeles è qualcosa di diverso, è l’esordio meno esordio dell’anno innanzitutto, visto che l’autore sui quotidiani (e da qualche anno con i post sui social) e sui magazine di musica e cultura ci aveva abituato ad un giornalismo decisamente narrativo (suppongo molti abbiano letto il precedente – e fortunato – Toghe Rosso Sangue).
Il cronista navigatissimo presenta il libro come una raccolta di racconti, ma, secondo me, si tratta di un romanzo malcelato con due facce da schiaffi (Jo Pinter e Ciccio Paradiso, alter ego dello stesso giornalista) antitetici e però vicinissimi. Sullo sfondo un decennio irripetibile: gli anni Ottanta. I due si muovono su e giù per la provincia di Cosangeles. L’ultimo racconto è ambientato, come a mettere un punto, nel 1990 (Fuga da Cosangeles), nei giorni caldissimi delle Notti Magiche. La chiusura è affidata ad una lettera che Paradiso (Leporace) indirizza a Jo Pinter, dopo che i due, per tutto il dipanarsi della trama, si sono sfiorati senza mai incontrarsi, come in un romanzo (in parte epistolare) della Ginzburg. Probabilmente l’autore covava questo libro da anni, un modo anche per riannodare i fili con la sua biografia e quella dei suoi simili. Dodici frammenti zeppi di punk rocker e prime mover della scena rock, Ultrà infuriati, studenti fuori sede figli di papà, giovani malavitosi e vecchi marpioni delle patrie galere. Questa è la fauna di Cosangeles. Leporace evoca Balestrini, Andrea Pazienza, i Clash, i Pistols, Totonno Chiappetta e Pier Vittorio Tondelli. Certo, Jo Pinter sembra sfuggito al Viaggio in Italia di Arbasino, ma Ciccio Paradiso scrive sul Mucchio Selvaggio, rivista cult che fra gli Ottanta e i primi Novanta ha avuto uno zoccolo duro di collaboratori Cosangelini.
Il mix fra cultura alta e popolare crepita per tutto il romanzo, ed infatti i due passano con disinvoltura dai festival off alle confidenze malandrine. Dal Tirreno cosentino alle seconde case in Sila (neve dentro e fuori!). Eroi, meglio antieroi, con gli occhiali da sole anche a cena (ricordate i Cramps di Sunglasses After Dark?). Nel libro Leporace attribuisce a Jo Pinter l’invenzione del caratteristico neologismo Cosangeles, crasi perfetta di due posti che rappresentano familiarità ed esotismo. E lo stesso Jo è una adorabile canaglia che parla in dialetto ma intrattiene rapporti amichevoli con registi e spacciatori, un dandy dei bassifondi bello e talentuoso come Jim Carroll, un personaggio molto riuscito, delle volte esagerato, ma è una esagerazione cercata dall’autore (non è poi la tendenza ad abbellire le storie un tratto distintivo dei Cosangelini?).
La prosa di Paride è coinvolgente, delle volte il narratore è anche troppo partecipe. Infatti, a parte qualche scivolone inevitabile sulla caratterizzazione dei personaggi secondari, l’invadenza della voce esterna è l’unica nota stonata. Delle volte sembra richiamare la speaker radiofonica che segue passo passo i Warriors di Walter Hill, delle altre evoca il vitellone narratore che racconta le gesta di Alberto (Sordi) e Romualdo (Franco Interlenghi) nell’omonima pellicola di Fellini. Una scrittura che paga il giusto pegno ai miti della gioventù ed agli amori della maturità (in questo senso penso a Paolo Sorrentino citato ed evocato, così come il suo Tony Pagoda).
Una volta si parlava di certi libri e di certi film (o di certi dischi) come di “Trip”, questo è sicuramente un trip nostalgia, perché quella raccontata da Paride è una Cosenza che non esiste più, una città che resiste sulle scritte sui muri di Panebianco e nei volti segnati degli ex gaudenti sopravvissuti ai piaceri chimici di quegli anni folli. Leggere questo romanzo, o questa raccolta di racconti, è un bel modo per celebrare un decennio elettrico. In apertura un frammento di Charles Bukowski intitolato Una Poesia è Una Città. In questo modo Paride mette subito in chiaro una cosa: Cosangeles è un canto d’amore per Cosenza. E, certe volte, non importa se l’oggetto del nostro amore è pieno di piaghe e ferite, lo amiamo lo stesso.

Michele Trotta

Cosangeles
Di Paride Leporace (Luigi Pellegrini Editore, 2021)
Pagg. 175, Euro 15

FaC

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Social media & sharing icons powered by UltimatelySocial