Sono stati numerosissimi i cittadini e le cittadine del cosentino, e non solo, a percorrere le strade di Cosenza sabato scorso per partecipare al Pride promosso da Arcigay Cosenza, con il patrocinio dell’amministrazione comunale. Un evento che promuove i diritti delle persone appartenenti alla comunità LGBTQIA+ e che punta a combattere qualsiasi tipo di odio come misoginia, xenofobia, omofobia.
Il corteo, partito da piazza Loreto, si è snodato per le vie della città raggiungendo piazza dei Bruzi e coinvolgendo tante persone che desiderano una società migliore, senza più disuguaglianze sociali. L’evento del 22 giugno scorso è stata l’occasione per celebrare l’amore, la libertà, l’uguaglianza e per ricordare che ogni piccolo gesto di solidarietà può fare la differenza.
“Abbiamo scritto una pagina che appartiene alla nostra tradizione di città inclusiva e solidale” ha affermato il sindaco di Cosenza, Franz Caruso, a conclusione della manifestazione che ha visto la partecipazione anche della Presidente nazionale di Arcigay, Natascia Maesi. Questa pagina la raccontiamo con un’intervista ad Alessandra Lucanto, presidentə di Arcigay Cosenza.
Quanto è importante un evento come il pride nel 2024 e qual è la vera essenza dell’evento?
Il Pride è un evento politico, un movimento di rivolta che risponde alle oppressioni con musica, colori e sorrisi. Se oggi ne abbiamo ancora bisogno significa che non è ancora stato fatto ancora abbastanza per i diritti civili, non solo di questa comunità, ma per tutti gli individui che attraversano gli spazi sociali e non vedono riconosciuta la propria esistenza.
Com’è stato questo ritorno a Cosenza dopo 7 anni?
È stata di certo l’occasione per l’amministrazione comunale di mostrare alla comunità che un dialogo con le istituzioni è possibile e c’è. Tra l’altro quest’anno vedremo lo svolgersi in regione ben due Pride, il nostro e quello di Reggio Calabria il 27 luglio. Forse il decennale del Pride calabrese ci ha portato fortuna. L’associazione promotrice è sempre Arcigay Cosenza ma oggi ha un nuovo direttivo e il comitato organizzativo è formato da diverse realtà e singole persone che hanno portato la loro esperienza e la ricchezza di scoprire quanto sia fondamentale percorrere una strada con tutto il sostegno possibile.
In particolare, chi si è occupato dell’organizzazione di quest’anno?
Credo sia doveroso ringraziare Massimiliano Benincasa, Veronica Bria e Cristian Gaudio, consiglieri di Arcigay Cosenza (saluto anche Silvio D’Acri che ci ha sostenuto da fuori regione!), ma hanno lavorato per il comitato Pride anche: Rosaria Alessia Buffone, segretaria di ARCI Cosenza, Rita Dodaro per Rifondazione Comunista, Francesco De Simone, per CGIL Cosenza, la Professoressa Giovanna Vingelli, docente di sociologia generale UNICAL e altre persone attiviste che hanno dato fin da subito la loro disponibilità.
Quali altre associazioni del territorio hanno partecipato?
Sono state tantissime le adesioni in sostegno dell’evento, alcune ci sono arrivate anche il giorno stesso! Abbiamo avuto supporto da associazioni, circoli, partiti, piccole attività, chiunque aveva voglia di farci sapere che sul territorio cosentino, la solidarietà passa da tante vite e incrocia tante realtà. Le potete trovare tutte sul nostro sito nella sezione dedicata.
L’affluenza è stata grande, se dovessi fare una stima, quante persone sono state presenti?
Temevamo che il caldo e il week-end avrebbero scoraggiato le persone a partecipare e invece ci siamo dovuti ricredere fin da subito. Le persone radunate già alle 17.00 erano tantissime e poco prima di chiudere il corteo verso Corso Umberto, abbiamo visto questo fiume arcobaleno che scorreva lungo tutta via Montesanto. Le artiste sul carro erano commosse dalla gioia. Possiamo affermare tranquillamente di essere arrivati almeno a cinquemila persone, che dopo sette anni di silenzio e per una città del Sud è qualcosa di pazzesco.
La città di Cosenza si è tinta dei colori e delle sfumature dell’arcobaleno simbolo di solidarietà e di lotta per il raggiungimento dei diritti di tutte e tutti in una società ancora opprimente, ma che continua a fare qualche passo in avanti verso le leggi egualitarie grazie a iniziative come il Pride e soprattutto grazie all’impegno di coloro che ogni giorno si adoperano per raggiungere questo obiettivo.
Deborah Naccarato