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Città unica, vince l’astensionismo e la maggioranza respinge la proposta di fusione

Il primo dicembre si è tenuto il referendum consultivo regionale per istituire un nuovo comune dalla fusione dei comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero. Il progetto era stato mandato avanti principalmente dal centrodestra ma con il supporto anche di Pd, Sinistra Italiana e dei sindacati Cisl e Uil.

La vittoria del No è stata netta con con il 58,3% dei voti: in particolare ha ottenuto l’81,4% di voti a Rende e il 74,5% a Castrolibero. Solo a Cosenza ha vinto il Si con il 69,8%; era proprio su Cosenza che i proponenti puntavano per la vittoria ma è anche dove l’affluenza ha registrato il dato più basso: ha votato solo il 19,1% degli aventi diritto. Negli altri due comuni invece l’affluenza è stata più massiccia, con il 33% a Rende e il 45% a Castrolibero, ma il dato complessivo risulta particolarmente deludente: gli elettori sono stati in tutto 24.964, circa il 26% degli aventi diritto. Evidentemente, il referendum ha generato ben poco interesse della popolazione, ma del resto aveva solo carattere consultivo e non era soggetto a quorum.

L’iter per la realizzazione del progetto può quindi essere perseguito a prescindere dal risultato, ma i partiti avevano dichiarato che in caso di vittoria del no il progetto sarebbe stato temporaneamente messo da parte.
In caso di scelta del Si, ai cittadini era anche stato chiesto di esprimersi sulla denominazione del nuovo comune, potendo scegliere fra 3 possibilità: avrebbe vinto “Cosenza” con il 67,7% dei voti, mentre “Nuova Cosenza” e “Cosenza – Rende – Castrolibero” hanno ottenuto rispettivamente il 20,3% e l’11,9%.
Secondo i fautori del Si, la sconfitta è dipesa dall’astensione e da una cattiva comunicazione sull’argomento, come ha dichiarato il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, secondo cui il referendum è stato troppo politicizzato.

Il sindaco di Cosenza Franz Caruso ha reagito ai risultati dichiarando che, a suo parere, ad essere stata bocciata non è stata l’idea in sé ma piuttosto il metodo impositivo usato dalla Regione, e ha ribadito il suo interesse verso un progetto di fusione graduale, supportato da servizi integrati e un piano economico solido: “la città unica è un progetto di progresso straordinario che deve essere condiviso e partecipato dai territori interessati. Oggi tutto questo non è avvenuto perché la città unica è stata rappresentata come una scatola vuota, senza contenuti”.
L’ex sindaco di Rende Sandro Principe, che si è sempre dichiarato contrario alla proposta, ha espresso la sua contentezza per l’esito: “il popolo ha temuto di subire un sopruso ed un vero e proprio atto di prepotenza, con la paura di compiere un salto nel buio”.

È evidente che la proposta di una città grande e forte non sia bastata a superare il campanilismo e sia risultata troppo poco concreta per via dell’assenza di chiarimenti su importanti questioni come i servizi o il debito del comune di Cosenza, che tanto spaventa gli abitanti di Rende e Castrolibero.

Alice Orrico

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