“Una prima diagnosi si può fare benissimo senza ecografo”. Ci tiene a chiarirlo il responsabile del consultorio ginecologico dell’Unical, il dottor Giampiero Russo, al quale ci siamo rivolti per avere chiarimenti sulla mancanza di un ecografo denunciata sia dalle pazienti che dai medici. Secondo la normativa vigente, la strumentazione in questione non è obbligatoria nelle strutture consultoriali: le visite di routine, non legate cioé a problematiche già note, possono essere svolte senza l’ecografo poiché non necessitano di indagini particolari. “In ogni caso – sottolinea il dottor Russo – è il medico curante, non la paziente, che deve stabilire e prescrivere l’approfondimento diagnostico che, comunque, può essere eseguito presso le strutture pubbliche più vicine”. Nel caso dell’Università, ci si può rivolgere al consultorio di Roges a Rende, oppure, per chi ha la macchina, a Montalto Uffugo. Tempi di attesa: circa trenta giorni.
La disponibilità o meno dello strumento presso i consultori sarebbe quindi un surplus. Eppure, su 21 consultori presenti nella provincia di Cosenza, l’unico ad esserne sprovvisto è proprio quello del Centro Sanitario, nonostante il Centro sia di importanza strategica per l’utenza a cui si rivolge: studentesse impossibilitate a lunghi spostamenti o ad esborsi onerosi, migranti e donne residenti nell’area. La richiesta di un nuovo macchinario (quello in dotazione è oramai obsoleto) viene sollecitata da due anni dallo stesso personale del consultorio, ma senza successo. Sia l’Università che l’Azienda sanitaria sono perfettamente informate della situazione, non fosse altro che per le ripetute lettere inviate dal responsabile ai loro indirizzi. Anzi, il 28 agosto scorso è stata proprio la nuova commissaria dell’Asp di Cosenza, la dottoressa Cinzia Bettelini, a verificare di persona, durante una visita sul posto, e ad accogliere la segnalazione da parte del personale.
Il commissariamento dell’Asp provinciale e le relative politiche di contenimento dei costi sanitari non aiutano a velocizzare e concretizzare la procedura di acquisto. Con quasi mezzo miliardo di debiti e più di un centinaio di milioni di pignoramenti l’Asp cosentina resta impantanata e senza l’immediata possibilità di spesa. Eppure il costo di un singolo ecografo si aggira sulle 20/30 mila euro, una cifra non impossibile per le casse pubbliche. L’Università della Calabria, essendo un campus, ospita il centro sanitario al suo interno, una struttura direttamente alla portata della popolazione studentesca e del personale universitario. Non sarebbe impensabile che, constatato lo stallo che si protrae da tempo, fosse proprio l’Unical a farsi avanti affrontando la spesa e rendendo un servizio migliore all’intero territorio. In altre occasioni l’ateneo ha attivato riuscite campagne di sensibilizzazione e raccolta fondi per scopi benefici, appellandosi alla “terza missione” delle università (l’ultima in occasione del Covid).
Il responsabile del Centro Sanitario, il professore Sebastiano Andò, non sembra al momento contemplare questa possibilità. “La dotazione di un nuovo ecografo di aggiornata valenza prestazionale – ci scrive – è stata reiteratamente richiesta e ribadita: l’ecografo di cui si “avvale” il consultorio è quello da noi reso disponibile e utilizzato precedentemente nell’ambito dell’Ossevatorio sul gozzo endemico e la carenza iodica, certamente non adeguato alle esigenze attuali di rilevanza clinica”. Un ecografo per lo studio della tiroide adattato all’occorrenza quando proprio non se ne può fare a meno: non è sicuramente questo lo standard delle prestazioni sanitarie a cui un centro d’eccellenza può adeguarsi. Al centro sanitario di ateneo, uno tra i pochi presenti nelle università del centro e del sud Italia, urge la dotazione di un macchinario di ultima generazione: basterebbe un piccolo gesto per sopperire alle mancanze della sanità pubblica e per rendere un grande servizio alla comunità.
Martina Talarico