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Cosenza ciclabile, se non ora quando?

La bicicletta è il mezzo di trasporto più sicuro in questo momento: ce lo dicono gli esperti e ce lo dice la tendenza in atto in tante città. Nelle aree meno inquinate dal traffico c’è una minore concentrazione del virus e i nostri polmoni sono più liberi e meno attaccabili. Pure per questo, il Ministero dei Trasporti ha di recente deliberato il cosiddetto “buono mobilità”, un contributo fino a 500 euro per l’acquisto di biciclette, anche a pedalata assistita, e di veicoli per la micromobilità elettrica. Il buono spetta ai maggiorenni residenti nei capoluoghi di Regione, nelle Città metropolitane, nei capoluoghi di Provincia ovvero nei Comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti e copre fino al 60% della spesa sostenuta. Inoltre, per agevolare l’utilizzo delle biciclette il Ministero ha anche annunciato modifiche al Codice della Strada per la realizzazione di apposite “bike lane”.

Per la città di Cosenza si presenta un’occasione imperdibile. “L’uso della bicicletta è cresciuto negli ultimi anni ma è innegabile che il mezzo di trasporto preponderante in città è ancora l’automobile: adesso abbiamo l’opportunità di cambiare”. Noemi Carbone, ciclista per passione e membro della FIAB – Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, è un’ambientalista convinta e sostiene che la bicicletta deve essere considerata “non un diversivo ludico della domenica, ma un mezzo di trasporto a tutti gli effetti”. Per questo le strade devono prevedere corsie riservate ai ciclisti, affinché i cittadini possano muoversi liberamente in tutta la città, da nord a sud, da est a ovest, andare in farmacia, fermarsi alla bottega o al mercato. “Abbiamo riscoperto la lentezza durante il lockdown – spiega Noemi – possiamo continuare così: Cosenza può diventare tutta ciclabile, non ci sono zone particolarmente critiche, almeno in termini di percorribilità”.

Il cambiamento è senza dubbio culturale, ma le condizioni oggettive possono agevolare o impedire il cambiamento. Quanto è pronta al momento la città per ridurre le automobili e fare spazio alle biciclette? Quanto è sicura la circolazione sulle due ruote? Poco, molto poco. Non ci sono corsie riservate, i ciclisti devono condividere la strada con macchine e pedoni, e la convivenza non è facile, si rischiano incidenti e qualcuno si è anche fatto male. Il sindaco della città Mario Occhiuto ha di recente interdetto l’isola pedonale di corso Mazzini ai ciclisti: multe da 25 a 500 euro per i trasgressori e sequestro del mezzo in caso di reiterazione della violazione. Nelle intenzioni del sindaco, l’ordinanza punta a salvaguardare l’incolumità dei pedoni, ma nei fatti ha tolto uno dei pochi attraversamenti sicuri per i ciclisti.

“Il codice della strada da già indicazioni su come comportarsi nelle aree pedonali – ribatte FIAB – basterebbe apporre una segnaletica verticale dove si fa riferimento al codice della strada, all’articolo numero 7: nei momenti ad alta densità di pedoni è necessario condurre il velocipede a mano, la velocità non deve superare i 5 km orari, proseguire sul corso al centro della carreggiata, evitare di percorrere con la bicicletta i lati rasenti l’ingresso dei negozi e degli stabili, vietato zigzagare e fare gincane”. Sabato scorso, il primo dopo il lockdown, i soci della Federazione erano già su corso Mazzini, mascherine sul volto e bici a mano, per manifestare pacificamente il proprio dissenso (nella foto l’attimo dell’incontro con il sindaco, ndr). 

Il sindaco si è dichiarato sensibile verso la mobilità alternativa: la Ciclopolitana e il Parco del benessere sono pensati proprio per restituire spazio a bici e pedoni. Eppure presentano dei limiti: la prima, una volta ultimata, offrirà un attraversamento nord-sud della città, utile ma non sufficiente; il secondo, “diversivo domenicale” a tutti gli effetti, avrà “solo” il merito di stimolare in adulti e bambini la passione per le due ruote. Prima del completamento dei due progetti, in ogni caso, la FIAB propone di creare da subito le cosiddette “corsie di emergenza”, strisce a terra, a costo quasi zero, in modo da offrire alternative ciclabili all’isola pedonale. Un approccio soft, senza cordoli, e senza togliere spazio ai parcheggi, evitando di urtare la suscettibilità dell’automobilista incallito. Rischioso, vista la disattenzione imperante, ma non impossibile. “D’altronde da qualche parte bisognerà pure cominciare” conclude Noemi.

Daniela Ielasi

 

FaC

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