Migranti MONDO

Cresce la solidarietà intorno a Mediterranea Saving Humans

Le ultime settimane sono state dure per Mediterranea Saving Humans, la ONG dei salvataggi in mare che batte bandiera italiana ha dovuto difendersi dalle accuse di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violazione di norme del Codice della navigazione, dalla procura di Ragusa. Sotto accusa quattro persone, quattro attivisti che dedicano la loro vita a salvare esseri umani: Alessandro Metz, armatore della nave Mare Jonio, la nave gestita da Mediterranea Saving Humans e presidente della Idra, il vice Beppe Caccia, il capo missione Luca Casarini e il comandante della Mare Jonio Pietro Marrone. Il 1° marzo un’operazione che ha coinvolto Guardia di finanza, Squadra mobile e Guardia Costiera, ha eseguito un decreto di perquisizione e di sequestro nei confronti dei quattro indagati e della società armatrice, a Trieste, Venezia, Palermo, Bologna, Lapedona (Fermo), Mazara Del Vallo, Montedinove (Ascoli Piceno) e Augusta.

Mediterranea non ha niente da nascondere, si difende con sicurezza contro le accuse e la strumentalizzazione mediatica del caso, definendo l’inchiesta un «teorema giudiziario» e attaccando il procuratore di Ragusa autore delle «accuse strumentali», che impediscono alla nave di tornare in mare. Purtroppo le spese legali necessarie per difendersi sono gravose, così la comunità internazionale ha subito lanciato un appello alla solidarietà per Mediterranea Saving Humans, firmato, tra gli altri, dalle capitane Carola Rackete, Pia Klemp, l’attivista e scrittrice Naomi Klein e il filosofo Michael Hardt, contro la criminalizzazione della solidarietà e del soccorso in mare. Persino il Papa ha scritto allo stesso Casarini per l’impegno profuso nel salvare i migranti del Meditarraneo, eppure alcuni profili istituzionali insistono in questa crociata contro la solidarietà.

Radio NoBorders ha ospitato in collegamento due attivisti di Mediterranea Saving Humans, due speaker di Radio Med, perchè la ong ha un equipaggio di mare, fatto da attivisti e operatori qualificati, e uno di terra fatto di tutte le persone che cercano di supportare il lavoro degli equipaggi di mare in tanti modi, mentre Radio Med è la web radio di Mediterranea. “Lo scopo di Mediterranea è di salvare vite, purtroppo spesso non se ne parla, infatti, i naufragi non fanno più notizia, non fanno più scalpore – parole piene di rammarico ma anche di determinazione, sono quelle di Giorgia, attivista della Ong ai microfoni di Radio NoBorders- Mediterranea anzitutto nasce come piattaforma della società civile e non tanto come una ONG, nel senso tradizionale, bensì come una ANG come diciamo noi, cioè un’azione non governativa. Un’azione che ha voluto far fronte a una grandissima tragedia che ogni giorno si ripete sotto i nostri occhi e che purtroppo non ha ancora trovato una soluzione. Stiamo parlando delle decine, centinaia di emigranti, che ogni anno tentano di attraversare il mediterraneo centrale, il mare che bagna le coste dell’Italia”.

Così Mediterranea ha messo in mare la Mare Jonio, con lo scopo di salvare vite umane, una nave che è di tutte le italiane e gli italiani che credono in questo sogno, che credono nell’umanità. E quindi è nata da una vera e propria pluralità di voci infatti che fanno parte di Mediterranea. Se l’equipaggio di mare opera nel mediterraneo, l’equipaggio di terra è sparpagliato in tutto il mondo, una vera e propria pluralità di voci, persone, che provengono da luoghi geografici ben diversi. “Ma non c’è distinzione tra italiani e non italiani, migranti o cittadini, siamo tutti sulla stessa barca. Sono state coinvolte realtà molto diverse come collettivi, centri sociali ma anche parrocchie”. Tanti volontari, probabilmente non abbastanza.

A oggi, sono 34.476 le persone migranti arrivate sulle nostre coste attraverso il Mediterraneo centrale, in assenza di canali sicuri e legali di accesso in Europa. Soltanto nel 2021 sono stati registrate decine di casi di naufragi di persone che sono scomparse in mezzo ai flutti del mediterraneo e sempre più numerosi sono i casi di pushback, i respingimenti, casi in cui la cosiddetta guardia costiera libica che finanziamo con i soldi dei cittadini italiani, ha riportato in Libia i migranti che tentavano di fuggire. La Libia non è un porto sicuro e quindi. E’ un crimine, una violazione dei diritti umani.

“L’altro grande obiettivo di Mediterranea è quello di testimoniare, perché se non c’è Mediterranea e se non ci sono altre ONG, chi è che racconta quello che succede nel mediterraneo? Il mediterraneo diventa una grande zona d’ombra dove effettivamente nessuno sa cosa succede. Traffici illeciti, rapporti ambigui tra paesi come l’Italia, Malta e la Libia, sono stati denunciati da giornalisti come Nello Scavo, finito sotto scorta. Soltanto grazie al lavoro dell’ONG che si trovava in mezzo al mediterraneo, Nello Scavo ha potuto vedere con i propri occhi quello che è successo”.

Maria Pia Belmonte

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