La giornata dei Disturbi del Comportamento Alimentare, nasce dalla volontà di Stefano Tavilla, che il 15 Marzo 2011, perde la figlia diciasettenne a causa della bulimia. Nel maggio del 2018, grazie a una direttiva del Consiglio dei Ministri, diventa ricorrenza nazionale.
L’epidemia silenziosa dei DCA colpisce soprattutto le donne – tra i 12 e i 25 anni- ma il fenomeno è in continuo aumento anche tra gli uomini. Secondo Organizzazione Mondiale della Sanità, lo scoppio della pandemia da Covid 19 e il conseguente isolamento, ha peggiorato ulteriormente la condizione di chi ne soffriva. Ad oggi in Italia, sono circa 3 milioni di persone a soffrire di DCA. Nonostante i dati allarmanti, il tema dei Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione, resta assente nel dibattito pubblico.
Sui DCA e sulle cure circolano poche informazioni, molte spesso sbagliate. Gran parte della popolazione, secondo i dati raccolti dall’associazione Animenta, sottovaluta il fenomeno riducendolo a capricci adolescenziali di poco conto. Chi ne soffre, si trova ad essere etichettato come persona egocentrica, immatura e capricciosa, ma i Disturbi del comportamento alimentare non sono sempre legati all’idea di magrezza o di perfezione. E il continuo dover affrontare situazioni sociali di vergogna e incomprensione, ostacola il già difficile percorso di guarigione. Se poi consideriamo l’assenza di strutture dedicate ai DCA su gran parte del territorio nazionale e -laddove presenti- le lunghissime liste d’attesa, il percorso di guarigione diventa quasi impossibile.
Sul territorio calabrese sono soltanto due i centri specializzati: a Catanzaro, presso l’azienda ospedaliera universitaria Mater Domini e a Crotone, presso il Centro Salute Mentale Area Diagnosi e Trattamento DCA. Tutte le strutture ambulatoriali, operano in day hospital, proponendo incontri con psicologi e attività di laboratori ricreativi. Se è necessario il ricovero però, si è costretti ad andare fuori regione, con il rischio di essere rifiutati o –nella migliore delle ipotesi- essere inseriti nelle infinite liste d’attesa.
Nel 2021 tre ragazzi calabresi (Dalila Di Lazzaro, Marco Mancuso e Giuseppe Oriolo, consigliere comunale di Rocca Imperiale), raccogliendo più di un centinaio di firme, hanno indirizzato una lettera aperta al Ministro della salute, per sollecitare l’apertura di un centro di ricovero per DCA nella regione. Sempre nello stesso anno -l’Asp di Catanzaro- disponeva l’attivazione di 12 posti letto al “Mater Domini”, considerato centro di eccellenza calabrese. Ad oggi, questi posti letto non sono mai arrivati.
Su un territorio così vasto come quello calabrese, la mancanza di strutture nella sanità pubblica, condanna chi ne soffre a diventare un invisibile tra gli invisibili fino alla completa autodistruzione.
Domenica Zito