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Erasmus in crisi, ecco le storie di chi è tornato e di chi è rimasto

Fra le più belle esperienze universitarie messe in crisi dalla pandemia, c’è sicuramente il programma Erasmus. A fine aprile l’Università della Calabria ha pubblicato le graduatorie dei vincitori della borsa di studio per il prossimo anno, ma per gli studenti che sognavano di partire ci sono poche certezze. Le partenze, ha fatto sapere l’Unical, rischiano di saltare per tutto il primo semestre e riprendere solo da febbraio 2021, ma per saperne di più bisognerà aspettare. Com’è andata invece agli studenti partiti prima della pandemia? Con loro l’ateneo ha mantenuto un rapporto costante, pubblicando le FAQ sul portale e contattando direttamente i ragazzi. Ognuno ha affrontato la situazione in maniera differente: noi abbiamo raccolto le storie di chi è tornato e di chi è rimasto.
Sara, in Spagna dalla seconda settimana di febbraio, è appena arrivata in Italia (nella foto il suo rientro). “La mia coordinatrice dell’Erasmus – ci racconta – è stata super premurosa e disponibile, altrettanto il coordinatore Erasmus dell’Università ospitante”. Tuttavia, ora che le restrizioni sono state parzialmente allentate nel nostro Paese, ha deciso di fare ritorno dalla sua famiglia per una maggiore tranquillità, confermandoci però che, a ogni modo, porterà il progetto a compimento seguendo i corsi online e sostenendo gli esami in Italia.
Antonio, studente della magistrale in Scienze filosofiche, Erasmus a Valencia in Spagna, è da poco rientrato con un volo di Stato in accordo con l’Ambasciata italiana. Conclusa la sua esperienza e sottoposto a quarantena domiciliare, ci conferma la disponibilità e l’accortezza dell’Università della Calabria. “Ho deciso di rientrare perché c’era il rischio che non mettessero più voli di Stato a disposizione, confermato tra l’altro anche dai singoli aeroporti di Siviglia o Marsiglia”, preoccupato dunque di rimanere bloccato per un tempo indefinito. “Devo dire che sia i nostri professori che i coordinatori del corso di laurea, ma anche i responsabili dell’ufficio Erasmus, ci hanno seguito e sono sempre stati disponibili, scrivendoci anche frequentemente, interessandosi del nostro stato di salute, sia fisico che psicologico”. Certo, rimane l’amaro in bocca, “perché ero partito con l’intenzione di godere appieno di quest’esperienza di studi e di vita, e invece è durata solo un mese”.
Ma non tutti hanno deciso di tornare. “Non sono tornata in Italia per non compromettere la salute dei miei familiari e non sottostare a misure di restrizioni rigide”, racconta Valeria, studentessa di Ingegneria attualmente in Inghilterra. Sulla base di una decisione ovviamente volontaria preferisce rimanere e portare a compimento la sua esperienza lì: il Paese in cui si trova non sta vivendo uno dei suoi migliori periodi, tuttavia l’università continua ad offrire servizi agli studenti Erasmus, seppure con modalità inevitabilmente differenti.

Giusy Brasacchio

FaC

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