Basterebbe l’immissione massiccia di una nuova moneta nazionale parallela all’euro, per far rientrare, nel giro di cinque o sei anni al massimo, il debito pubblico italiano nei parametri europei. Nel suo ultimo libro, “La buona moneta. Come azzerare il debito pubblico e vivere felici (o solo un po’ meglio)”, Ed. Allaround (2018), l’economista e docente Unical Pierangelo Dacrema, indica un’alternativa alle politiche di austerity imposte dall’Europa agli stati membri, con l’illusoria promessa di portarli fuori dalla crisi economica, “la più grave dal ’29”. Niente di più sbagliato, secondo il professore che da anni teorizza la morte del denaro e di tutto un sistema valoriale basato sulla sacralità della moneta a discapito dei cittadini. Invenzione relativamente recente (VII secolo a.c.), la moneta secondo Dacrema nel futuro sarà solo un ricordo, ma finché la Banca Centrale Europea continuerà a metterla al centro delle sue politiche e la politica stessa verrà esercitata come mera “ragioneria”, è necessario immaginare una via d’uscita in cui la moneta sia ancora protagonista. Una moneta buona però, che Dacrema battezza “valex”, immessa sul mercato per ridare linfa all’economia, combattere l’inflazione e abbassare il debito.
“La buona moneta” di Dacrema è stata presentata ieri sera a Cosenza, nel bellissimo Chiostro di San Domenico, nell’ambito dei “beni parlati” del Festival delle Invasioni 2018, ospiti insieme all’autore, il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto e il professore Franco Piperno. E’ quest’ultimo a porre subito alcune domande rispetto a una proposta che considera interessante ma inevitabilmente foriera di “casini” in Europa. “Pierangelo propone un corso forzoso della moneta che ha un precedente nella storia europe, ma l’Italia nonostante Salvini non somiglia per niente alla Germania di Hitler”. Secondo Piperno immaginare una nuova moneta è possibile, ma a livello locale, comunale, per incentivare l’economia dei luoghi, delle città: non sarebbe il “viagra” dell’economia italiana, ma avrebbe senz’altro il merito della fattibilità immediata e di una ricaduta positiva sulle comunità locali. Una sorta di banca comunale, pensata già al tempo in cui l’ex assessore ciromista era di stanza a Palazzo dei Bruzi, e ispirata alla filosofia delle vecchie casse di risparmio.
Moneta locale ed Euro possono tranquillamente convivere: in Calabria ci sono piccoli ma significativi esempi, come l’Eco sperimentata da Tonino Perna nel Parco dell’Aspromonte e la moneta dei migranti a Riace, coniata da Mimmo Lucano con le immagini di Gandhi, il Che e Peppino Impastato. Mario Occhiuto ascolta tutto attentamente e rilancia: l’amministrazione sta studiando l’immissione di una moneta cittadina che l’assessore Di Nardo, chiamato dal sindaco ad illustrarla, preferirà chiamare “certificato di debito comunale, per non incorrere in fraintendimenti”. La moneta bruzia, erogata inizialmente alle fasce più deboli, sarà destinata agli acquisti presso negozi convenzionati ma anche all’uso dei servizi, primi fra tutti quelli comunali. Il progetto è in via di definizione e potrebbe vedere la luce nel giro di un anno e mezzo. Piperno non nasconde la sua approvazione e stringe la mano al sindaco. Avrà certamente ragione Dacrema, che il valore della moneta è talmente astratto da poter essere rimesso in discussione e superato, e che nella società del denaro occorre ancora usare il denaro per rimettere al centro i cittadini. Ma nell’attesa che qualcosa si muova a livello nazionale, l’idea di “battere moneta qui e ora” sembra mettere tutti d’accordo.
Daniela Ielasi