La restanza è un atto politico, un processo dinamico e creativo, conflittuale ma potenzialmente rigenerativo per i luoghi e per chi sceglie di abitarli: ecco il senso che l’antropologo Vito Teti attribuisce a questa nuova parola nel libro “La restanza” (Giulio Einaudi Editore, 2022), che sarà presentato al DAM dell’Università della Calabria giovedì 11 maggio alle ore 17:30, per iniziativa di Filorosso, Entropia APS e Arci.
All’Unical Teti ha insegnato fino al 2020, da allora ha scelto di tornare a vivere a San Nicola da Crissa, il paese del vibonese in cui è nato e cresciuto, nella stessa casa di famiglia dove ha vissuto la migrazione del padre e poi la propria. In parte autobiografico è anche “La restanza”, un saggio breve ma di non semplicissima lettura, un concentrato del pensiero di un intellettuale che al tema dei luoghi ha dedicato tutta la sua produzione più recente. In piena pandemia lo studioso osserva l’incremento del fenomeno di ritorno nei paesi del Sud e dell’Italia interna da parte di vecchi e nuovi abitanti, alla ricerca di stili di vita più sani, lenti e meno caotici, maggiormente in sintonia con la natura e non ancora completamente stravolti dal capitalismo. Sempre di più sono i giovani che scelgono di restare nella propria terra d’origine ed investire in un’attività sostenibile economicamente ma anche e soprattutto socialmente.
Durante l’incontro con l’autore, a cui prenderanno parte la scrittrice Sonia Serazzi e i docenti Unical Fulvio Librandi (allievo di Teti) e Domenico Cersosimo (autore di diversi studi sul tema), ci sarà spazio per indagare più a fondo questo fenomeno e capire cosa è effettivamente rimasto dopo la pandemia. “La restanza è una moda passeggera per chi se la può permettere – scrive Daniela Ielasi, giornalista e presidente di Entropia – oppure è una tendenza che sta già prendendo corpo e che può cambiare il destino dei paesi, delle città e dei giovani calabresi? La risposta non è scontata e molto dipenderà da quanto saremo in grado come comunità di determinare i processi in atto”.
Da qui l’interesse verso il libro e verso gli studi che il professore Teti ed altri stanno conducendo: affinché un fenomeno diventi sistema occorrono politiche adeguate, che rendano i luoghi più funzionali alle mutate esigenze, senza snaturarli. Proprio nel solco fra politica e poesia si inserisce la narrazione nostalgica e pragmatica de “La restanza”, con l’obiettivo di mostrare una strada da percorrere, difficile ma non impossibile, una strada per certi versi già tracciata, quasi inevitabile, perché connaturata nell’essere umano. “Partire e restare sono i due poli della storia dell’umanità. Al diritto a migrare corrisponde il diritto a restare, edificando un altro senso dei luoghi e di se stessi”.