Teatro Auditorium gremito e pubblico partecipe per Manuel Agnelli. Il tour nei teatri dell’artista milanese dal titolo “An evening with Manuel Agnelli” è una sorpresa, e non solo perché il pubblico non sa cosa andrà a vedere. In scena c’è un artista completo, che ripercorre i suoi 34 anni di carriera con brani storici e cover di formazione, raccontando una crescente parabola artistica mossa dalla voglia di viaggiare e scoprire posti nuovi con una semplice chitarra, per poi tornare al progetto con gli Afterhours.
Sul palco si ha subito l’impressione di vedere un piccolo salotto di casa, le luci basse e calde, ecco l’universo musicale di Manuel sostenuto da Rodrigo D’Erasmo, polistrumentista italiano che ha collaborato con le migliori band del panorama rock internazionale. Manuel e Rodrigo entrano in scena come in un film giallo, cappotto e cappello da ispettori, si svestono e prendono posto nello spazio scenico. Un violino miscela armonia e rumore aprendo un evento musicale di altissima qualità. Inizia così un turbinio di emozioni che ci porterà a cantare insieme le canzoni che hanno fatto di noi anime danzanti oltre il tempo. Manuel recita alcuni testi, parla di relazioni di plastica, di sensazioni intense che non durano per sempre. E’ una riflessione intima su quegli anni ’90 vissuti con ribellione, con la voglia di rivoluzione portata via dagli anni a seguire, un addio ai sogni cantati a squarciagola dalla sua generazione. Non risparmia critiche al mondo della produzione musicale degli ultimi anni. Parla soprattutto dei suoi album, del rapporto col padre, delle delusioni d’amore, della paternità in arrivo. Da questo momento è pura poesia fino alla fine.
L’inizio è affidato a Nick Drake con Place to be, si prosegue con i pezzi forti Male di miele, Padania, Adesso è facile, Quello che non c’è. Ci sono letture di Pasolini e Ennio Flaiano. Ci sono le cover che ne hanno influenzato la cultura musicale, come You know you’re right di Kurt Cobain, Perfect Day e Berlin di Lou Reed, Shadowplay dei Joy Division, Nebraska di Bruce Spingsteen. Lo spettacolo, aperto e chiuso dall’orchestra del Conservatorio Stanislao Giacomantonio di Cosenza, è ricco e sorprendente, scorre velocemente. Un applauso infinito saluta questo artista graffiante ma elegante che ha scritto un pezzo originale di storia del rock italiano.
Antonio Conti