“Le donne hanno il diritto di conoscere i rischi e i problemi legati alla gravidanza surrogata prima di cominciare questo percorso”. Laura Corradi, ricercatrice in Studi di genere e Metodo intersezionale presso il dipartimento di Scienze politiche e Sociali ed autrice del libro “Nel ventre di un’altra” (Editore Castelvecchi 2017), si occupa da anni di un tema molto dellicato e poco conosciuto: i problemi di salute materno-infantili correlati all’uso di tecnologie riproduttive e le implicazioni etiche, biologiche e psicosociali connesse. Il 30 maggio nell’Aula Solano dell’Unical, la ricercatrice ha illustrato i suoi studi durante l’incontro conclusivo di un ciclo di conferenze, cominciato in aprile e patrocinato dai dipartimenti di Scienze Politiche e di Scienze dell’Educazione.
Inizialmente favorevole all’utilizzo di queste pratiche mirate alla riproduzione, “tanto da pensare di avere io stessa una bambina tramite la gravidanza surrogata”, ha affermato la Corradi, è poi passata alla posizione contraria, proprio a seguito dei suoi studi sui rischi, constatati in maniera scientifica e quindi certi, collegati al ricorso di questo metodo riproduttivo. La ricercatrice ha spiegato che, a livello fisico, l’impianto di un embrione fecondato in vitro nell’utero di una donna con cui non vi sono legami genetici rappresenta, di fatto, un’incompatibilità genetica, che sfocia in problemi di rigetto ed aborti spontanei e, soprattutto, mette a rischio il normale sviluppo del bambino che potrebbe manifestare danni cromosomici e problemi metabolici. Questo è quello che è successo nel caso di Crystal Kelley, madre surrogata originaria del Connecticut, la quale a seguito di un controllo in ospedale, ha scoperto che il bambino che portava in grembo, presentava danni cardiaci, una ciste al cervello e alcuni problemi di conformazione fisica. La coppia per cui portava avanti la gravidanza aveva precedentemente avuto, sempre tramite gravidanze surrogate, tre figli i quali presentavano tutti problematiche fisiche. La Corradi ricorre a questo caso per mettere in luce come quello della gravidanza surrogata sia un percorso difficile, che comporta rischi sia fisici che psicologici, che riguardano tanto la madre quanto il bambino che si sceglie di far venire al mondo.
Le madri surrogate sono legate, dal momento del concepimento a quello del parto, alle persone che richiedono questo “servizio” tramite un vero e proprio contratto, con clausole e obblighi da rispettare, che possono limitarle anche nelle proprie abitudini ed influenzare, quindi, il normale decorso della loro vita quotidiana. Questo controllo viene operato sia a livello fisico, in quanto si segue ogni minimo step della gravidanza e si può addirittura arrivare ad imporre l’interruzione della stessa nel caso vi siano problemi legati alla salute del bambino, sia a livello psicologico poiché la madre surrogata viene seguita costantemente da persone a lei estranee. Tutto ciò ha notevoli ripercussioni, soprattutto a livello psicologico, sulle donne che, per usare le parole della Corradi, “non hanno più una casa mentre si fanno casa per altri”.
È necessario portare avanti una sensibilizzazione dell’opinione pubblica per quanto riguarda il tema della gravidanza surrogata in modo che la donna non venga più vista come “un luogo” in cui mettere in atto rapporti di prevaricazione e subordinazione tramite un’esperienza come quella della gravidanza, considerata dalle donne come uno dei momenti più belli e importanti della propria vita. Quindi, perché non cominciare ad informare proprio i giovani riguardo l’argomento? Gli studenti dell’Unical hanno avuto l’opportunità di conoscere nel dettaglio il problema della maternità surrogata grazie alla presenza di figure altamente competenti nel campo, che hanno analizzato il problema sotto diversi punti di vista. “C’è la necessità di approfondire i dati riguardanti questo tema in maniera interdisciplinare”, afferma Angela Costabile, Professore Ordinario di Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione che ha preso parte all’incontro, ed infatti l’interdisciplinarietà è stata alla base dei vari incontri tenutisi tra i mesi di aprile e maggio 2018. Si è partiti dal punto di vista clinico, durante il primo incontro, con l’intervento di Carlo Bellini, Dirigente Medico del Reparto di Terapia Intensiva Neonatale dell’ospedale di Siena, che ha messo in luce i rischi constatati nella salute dei bambini concepiti attraverso la fecondazione in vitro, per poi parlare del problema, nei successivi incontri, dal punto di vista sociologico, con l’intervento di Chiara Saraceno, Sociologa della famiglia, che ha cercato di rispondere ai dilemmi e alle domande attorno alla maternità surrogata, e dal punto di vista giuridico, tramite la presenza di Silvia Niccolai, costituzionalista, la quale si è soffermata sulle questioni giuridiche riguardanti la surroga di gravidanza, pratica vietata in Italia dall’Articolo 12 della legge 40 del 2004. Inoltre, il ciclo seminariale ha visto la partecipazione della scrittrice Lidia Cirillo, femminista politicamente attiva dal 1960 che, con il suo libro “Utero in affitto o gravidanza per altri?”, si pone l’obiettivo di rendere accessibile la discussione dell’utero in affitto ai più diversi ambiti disciplinari.
Maria Francesca Papa