Uniti per dare voce a chi voce non ha più: ancora una volta il ricordo va a Giulia Cecchetin, a tutte le vittime di femminicidio venute prima e dopo di lei, a tutte quelle donne che hanno perso la vita e la voce. Nella serata dal 27 novembre la comunità universitaria è tornata a manifestare, riunendosi in una fiaccolata, non solo per ricordare, ma anche per agire attivamente e prendere coscienza di quanto la violenza di genere sia diffusa. Perché tutte le vittime di violenza, di ogni sua forma subdola e aggressiva, non si sentano sole e trovino la forza di far sentire la propria voce, denunciando e chiedendo aiuto.
Il corteo è partito dal TAU (Teatro Auditorium Unical), proseguendo lungo il ponte scoperto, urlando all’unisono e a gran voce “Per Giulia, per tutte: mai più violenza!”: durante il percorso ci sono stati due momenti di sosta, nella zona del Rettorato e nella zona pensiline, con interventi di enti esterni all’università che hanno aderito all’evento, come Arcigay Cosenza e Libera contro le mafie. La manifestazione si è conclusa nell’Aula Gialla del Polifunzionale in un momento di riflessione e ascolto: qui si è condiviso lo spirito solidale e di forte vicinanza di chiunque abbia preso parte alla manifestazione, il desiderio di poter fare qualcosa affinché storie come quella di Giulia non avvengano più, il coraggio di diventare il cambiamento che si vuole vedere nel mondo.
L’evento, infatti, è stato organizzato da tutte le 26 associazioni studentesche dell’Università della Calabria, che nei giorni precedenti avevano creato un form in cui, mantenendo l’anonimato, ogni persona poteva inserire testimonianze, riflessioni e interventi. I messaggi raccolti sono stati letti durante l’assemblea dai rappresentanti delle varie associazioni, che si sono alternati per dare voce a quante hanno scelto di raccontare la propria storia. Ragazze giovanissime, sopravvissute che spesso hanno finito per chiudersi nel proprio dolore, ma anche di donne forti che hanno trovato la forza di uscire da questa solitudine in cui, purtroppo, moltissime ragazze si rivedono.
“Non lo so, stamattina mi andava di fare del male a qualcuno e quel qualcuno sei tu”. Sono queste le parole che una ragazza si è sentita rivolgere dal suo fidanzato, “quando ho sentito di Giulia — continua —, ho pensato che sarebbe potuta essere ognuna di noi, se la mia storia non ha avuto una fine tragica come la sua, non è stato perché io sia stata più attenta o perché abbia avuto più fortuna, semplicemente perché quel giorno non toccava a me”.
“Non è stato facile crescere così, dover appoggiare le spalle alla porta con lo scopo di non farti entrare, tenersi la testa tra le mani per non sentire le vostre urla”. Sono le parole di una ragazza cresciuta in un ambiente di violenza domestica, “a scuola — continua — dover mentire in ogni tema scolastico in cui mi veniva chiesto cosa significassero per me le parole amore, famiglia o pace. Quella volta in cui mi feci coraggio e denunciai tutto ciò che ci hai fatto passare per anni, non è stato facile, ma è stata la salvezza”.
Ma ecco anche un messaggio di speranza, fra tanto dolore, “tranquille di una cosa: l’amore vero esiste, nel pieno della mia guarigione incontrai un uomo che rispettò i miei tempi, che non mi ha mai urlato contro e non mi ha mai fatto sentire sbagliata, sempre delicato con le mie cicatrici che si stavano rimarginando. Mi ha fatta sentire una donna a cui stare di fianco, né davanti, né dietro, ma di fianco. Siate donne farfalle e libere, sono viva e parlo per chi oggi purtroppo non ha più voce per farlo”.
Storie di ragazze che hanno subito catcalling e molestie per strada, durante delle feste, da persone sconosciute o da persone di cui si fidavano; storie di ragazze in relazioni tossiche, vittime di violenza psicologica e stringente controllo, ma anche storia di violenza domestica familiare. Ma anche storie di rinascita che portano a credere in un amore che non faccia male, ma curi le ferite.
L’evento si inserisce in un programma di attività in cui i vari dipartimenti hanno organizzato momenti di sensibilizzazione e riflessione riguardo il tema, segno di un’attenzione anche strettamente istituzionale. La mobilitazione non si ferma qui: sul ponte verranno disposte delle cassettine con un QR code che condurrà al form (che continuerà a essere gestito da tutte le associazioni) e uno spazio in cui poter inserire altre testimonianze o richieste. All’interno dell’Università è già presente inoltre uno Sportello antiviolenza di ascolto, aperto lunedì e mercoledì mattina, e giovedì pomeriggio, gestito in collaborazione con il Centro antiviolenza Roberta Lanzino e raggiungibile alla mail sportellopo@unical.it
Pia Giusi Oliveti