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“Reinventarsi il lavoro”, la sfida dei librai (e non solo)

Il mercato editoriale è un settore speciale, diverso da ogni altro. I libri non sono semplici oggetti, sono micro-universi in cui potersi immergere. Peccato però che non tutti vivano di parole e dunque il settore, svantaggiato in partenza, risente maggiormente degli effetti della pandemia. Le piccole case editrici sono le più penalizzate: 21000 titoli non vedranno la pubblicazione e un editore su dieci (9%) sta valutando la chiusura. “La perdita di una voce costituisce sempre un impoverimento dell’offerta culturale, una ferita alla democrazia”, ricorda Riccardo Franco Levi, presidente dell’Aie (Associazione Italiana Editori). 

Chissà se la riapertura anticipata delle librerie sta giovando al settore. Lo abbiamo chiesto a Valentina Mercurio, portavoce della Libreria Ubik di Cosenza. “Non è un gesto simbolico ma il riconoscimento che anche il libro è un bene essenziale”, aveva dichiarato il ministro Dario Franceschini, per giustificare la fatidica decisione lo scorso mese: ma i librai non l’avevano accolta col sorriso. “Da quasi trasparenti agli occhi del governo – racconta Valentina – le librerie sono divenute simboli, anticipando la riapertura che gradualmente si sta verificando in questa fase due, quasi come delle cavie. Nonostante questo ruolo significativo, i dilemmi su come organizzare le misure di sicurezza e sull’affluenza persistevano. E le librerie da luogo dei sogni per i lettori, in cui immergersi in una atmosfera libresca irreplicabile altrove si sono ritrovate ad assumere il ruolo di librerie di servizio. Toccata e fuga per i lettori, nessun dialogo e confronto con i librai”. 

Ora che le misure restrittive sono state allentate, la Ubik ha prolungato gli orari: dalle 9.30 alle 13.00 e il pomeriggio dalle 17.00 alle 20.00, continuando con le consegne a domicilio. Anche l’affluenza è migliorata, sempre però con le dovute precauzioni di sicurezza. “Non ci si può arrendere – afferma la libraia – ognuno di noi dovrà trovare un modo per reinventarsi il lavoro, almeno finché la situazione non ritorni alla pseudo-normalità. Inventare un modo nuovo di gestire la libreria, riuscire ad arrivare alle persone, far conoscere le novità editoriali che stanno incominciando ad arrivare. Inventare modi per portare le storie nelle mani dei lettori”. Un profondo senso di speranza e voglia di fare ci arriva dalle sue parole. Valentina non sembra preoccupata neanche dell’incremento delle vendite online o del digitale, anzi, rivendica soprattutto in questo momento il ruolo fondamentale dei librai, fatto al 50% di parole e al 50% di coraggio. 

Ma quali sono state le storie più richieste durante la pandemia? Sicuramente tanti libri per bambini, che sono divenuti anche regali, per far sentire la presenza fisica quando non era possibile. Il saggio “Spillover. L’evoluzione delle pandemie” di David Quamman per comprendere meglio il periodo che stiamo vivendo. Classici, letture fondamentali nella vita di un lettore e romanzi meno impegnativi che sono stati d’aiuto per staccare dal bombardamento mediatico e dalla vita casalinga. E naturalmente la dozzina del premio Strega, tra cui Valentina consiglia “Colibrì” di Alessandro Veronesi e “Almarina” di Valeria Parrella. Una nuova graphic-novel di Zero Calcare, per coloro che hanno seguito “Rebibbia Quarantine” sui social, un romanzo di un’autrice cosentina di tutto rispetto Elena Giorgiana Mirabelli con “Configurazione Tundra” e, last but not least, come non menzionare Sepúlveda, autore che ci ha lasciato in questa quarantena e che possiamo debitamente ricordare solo attraverso i suoi scritti.

I librai non si arrendono, le storie non si fermano. Si è persino aperto il Salone internazionale del Libro di Torino, dal 14 al 17 maggio, naturalmente online.

Sara Brugnano

FaC

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