Rende è o non è una città universitaria? Sul rapporto tra l’Università della Calabria e la città che la ospita si è interrogata ieri al Museo del Presente l’associazione Attiva Rende, in un appuntamento molto partecipato del ciclo di incontri dal titolo “Dialoghi di cittadinanza”. La discussione, introdotta da Marina Simonetti, presidente dell’associazione, ha visto la partecipazione dei docenti Unical Massimo La Deda, Domenico Cersosimo e Riccardo Barberi, dei rappresentanti degli studenti Domenico Tulino e Nicola Caruso, e del sindaco di Rende Marcello Manna. Peccato invece per l’assenza del Pro Rettore dell’Unical Luigino Filice.
In sala anche il comitato “No Antenna”, che ha portato all’attenzione della cittadinanza la costruzione di un traliccio di telefonia TIM nel quartiere di via Savinio e nelle vicinanze degli alloggi universitari “San Gennaro”, disturbati ogni giorno dall’assordante rumore dei lavori e minacciati dall’inquinamento elettromagnetico che provocherebbe la sua entrata in funzione.
“Rende, ad oggi, non è una città universitaria” secondo la Simonetti, nonostante una convivenza che dura ormai da cinquant’anni e che ha portato ad un vasto sviluppo di quello che prima era solo un paese. In Italia abbiamo novantasei atenei che costituiscono un volano per la crescita delle città, attraverso una visione complessiva fatta di scelte urbanistiche condivise: ma perché ciò non accade anche a Rende?
Una risposta prova a darla il professor La Deda, secondo il quale “l’Università è l’attore strategico per lo sviluppo del territorio”: essa attrae, ma è il territorio che deve trattenere. Dello stesso parere Cersosimo, ex assessore regionale e docente di Economia applicata. L’Unical ha sempre accresciuto il suo potenziale produttivo, con molti laureati anche provenienti da famiglie svantaggiate, ma malgrado i molti studenti iscritti non è mai stata troppo attenta ai loro bisogni. Questo accade perché non cambiano le logiche di potere, le virtù vengono permeate dai vizi della società locale. Il docente ha sottolineato come il disegno urbano dell’Unical sia localistico e pieno di criticità: l’edilizia costruita subito intorno all’ateneo non da respiro, fitti elevati, accessibilità indecorosa, sono solo alcuni dei problemi. Secondo Cersosimo Rende è una città “con” l’università, come se quest’ultima fosse quasi in secondo piano: pub, palestre, centri estetici, l’offerta del territorio guarda soprattutto al divertimento frivolo degli studenti.
Anche secondo Tulino e Caruso, Rende non è ancora una città universitaria, ciò deriva da una miopia politica che vede questi ultimi “come una mucca da mungere”, persone da abbindolare con affitti, buoni sconto, biglietti esorbitanti e molto altro. Molti studenti “vanno” all’Unical e devono avere dei servizi concreti anche all’interno della città, come percorsi pedonali più agevoli che migliorano la mobilità o la costruzione di piazze. Gli studenti se la prendono con l’amministrazione comunale che soprattutto negli ultimi due anni è stata invisibile.
A dare alcune risposte in merito ai temi sollevati è stato proprio il sindaco Marcello Manna, affermando che grazie all’università Rende è il motore economico e culturale dell’intera area urbana, ma spesso questo motore viene inceppato da resistenze da parte delle istituzioni. Ciò si può arginare avviando un dialogo permanente tra università, comune, area industriale e commerciale, attualmente invece sembra di essere dei “separati in casa”. Alcune idee e progetti positivi però ci sono: grazie ai fondi per la metropolitana, l’università stessa ha redatto un progetto di piste ciclabili che andranno dall’Unical, passando per Rende, fino a Cosenza. Si darà anche maggiore importanza alla stazione di Castiglione, la quale sarà raggiunta direttamente dalla metropolitana.
Mimmo Talarico si è concentrato invece sulla rilevanza internazionale alla quale deve ambire l’Unical, mantenendo lo sguardo vivo sull’Europa e sul resto del mondo, con brevetti, ricerche e strutture dal valore internazionale, abbandonando il senso di provincialismo, investendo nei dipartimenti di tipo scientifico oltre a quelli già abusati di tipo umanistico.
La discussione si è conclusa in modo polemico. Secondo l’assessore comunale Zicarelli, lo scopo dell’incontro era capire le difficoltà nell’amministrare un territorio: non sono stati messi i giovani al primo posto, ma si è pensato solo a dare delle colpe. Effettivamente, il dibattito ha riportato alla luce problemi che sono rimasti invariati da anni e la soluzione sembra sempre di più un miraggio.
Piero Mirabelli