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Rete culturale per l’area urbana, interviene l’assessora Petrusewicz

Cara Daniela,
Ti ringrazio per aver reso pubblico su Fattialcubo il resoconto della tavola rotonda dedicata a “fare rete, ossia valorizzare le cose che abbiamo in comune guardando alle differenze come una ricchezza”.
Tramite te, scrivo a tutti gli amici della costituenda rete culturale per l’area urbana, per esprimervi, in primo luogo, la mia piena condivisione dell’intento, poi, per condividere con voi qualche breve riflessione su quel che ho letto, infine, per marcare un mio disappunto per alcune affermazioni affrettate e inutilmente sprezzanti.
Parlo di “amici” a ragion veduta, perché con molti di voi ho dialogato e collaborato sia nei tanti anni passati che, più intensamente, negli ultimi quindici mesi, cioè da quando servo la comunità di Rende come Assessora alla Cultura.

“Fare rete”, la formula magica come la chiama Daniela, è un desiderio sempre più diffuso. Ed è un bene. Più complesso è il passaggio a “valorizzare le cose che abbiamo in comune guardando alle differenze come una ricchezza”. Come sappiamo tutti, il Sud è pervaso dalle reti. Contrariamente allo stereotipo promosso da Banfield, consolidato da Putnam e perpetuato da Emanuele Felice, lo spirito dell’associazionismo non difetta qui. Le famigerate reti clientelari, famigliari e omertose sono sempre coesistite con quelle tessute per scelte condivise, ideali, politiche o religiose. Far rete è un’attitudine preziosa, legata a consuetudini, modi di sentire e valori di cui ci aveva parlato Mario Alcaro. Tuttavia, è molto più difficile portare le reti, esistenti o costituenti, ad aprirsi, a includere, a dialogare, a intrecciarsi con altre reti, riconoscendo in loro lo stesso desiderio anche se espresso diversamente. E’ un lavoro di auto-educazione che va oltre lo “slancio Riace” e che richiede di superare i particolarismi, trascendere i limiti delle reti pregresse, arricchire le proprie proposte con quelle di altri, cooperare piuttosto che competere.

Una seconda riflessione. Voi rimpiangete la recente età d’oro della cultura urbana, l’era dei Mancini, Bassolino e Cacciari, dei Nicolini, Piperno e Dionesalvi, della fine della guerra fredda, dei muri che crollavano, del sentimento europeo che cresceva, e dei fondi alla cultura che piovevano sulle periferie della neonata Unione Europea. Da allora, voi vedete la decadenza, la regressione, o quanto meno lo stallo.
E’ evidente che quell’età non tornerà né presto né sotto la stessa forma. La crisi economica e la coltivazione sistematica della paura e del risentimento hanno portato al potere Trump, Salvini, Putin, Erdogan, Orban, Bolsonaro, Kaczynski, e altri come loro, fautori di armi di distruzione e non quelle della cultura. Le vecchie culture sono lì, pronte a essere rinvangate: il razzismo, il nazionalismo, la senofobia, l’egoismo, l’antisemitismo, il fanatismo. Della “nostra” cultura, a lor signori non importa niente.

I periodi delle vacche magre hanno storicamente almeno un pregio, quello di acuire l’ingegno. Contrariamente alla vostra visione dell’arretramento, io rimango ammirata della persistenza della vivacità culturale e progettuale nella nostra area urbana, nonostante le ristrettezze economiche causate principalmente dal prosciugarsi delle fonti pubbliche di finanziamento alla cultura. Questa è anche una sfida per le istituzioni pubbliche: “fare” senza disporre di soldi da spendere, di mobilitare i ricchi capitali immateriali presenti nel territorio e di intensificare i rapporti di collaborazione con quei fermenti “nati dal basso”.

Infine, voglio esprimere il mio dispiacere per alcune affermazioni contenute nel vostro report, limitandomi a quelle che si riferiscono alla politica culturale della città di Rende, realtà che conosco da vicino.

Come sapete bene, molte delle vostre proposte fanno già parte della politica culturale perseguita dall’amministrazione Manna, anzi, ne sono la cifra:
la politica dell’inclusione; i progetti a lungo termine; attivazione degli spazi per le associazioni; rendere più abituale la cittadinanza dell’area urbana tramite fatti piccoli e quotidiani; incoraggiare tutti i creativi a utilizzare gli spazi comunali; aprire i musei e le biblioteche alle iniziative dal basso; rigenerare il centro storico come laboratori di creatività; interagire concretamente con l’Università della Calabria; adottare il Regolamento dei Beni Comuni.
Cito solo qualche esempio: abbiamo organizzato e/o ospitato il Festival delle Culture Intrecciate, la celebrazione di Amadou Bamba, Arts for Equality, Giornata della Cultura Ebraica, diversi progetti con le comunità di stranieri residenti (brasiliana, russa, somala, maghrebina, senegalese). Tra le iniziative continuative e di lunga durata: “Dante in viaggio” (settimanale, nel secondo anno); Laboratorio teatrale dell’Associazione Parkinsoniani Italiani Cosenza/Rende (settimanale, da un anno); “ColoraRende: A scuola di writing” (al suo secondo anno); “Cittadinanza Attiva” (al secondo anno); “Alle radici del Presente” (secondo anno); “Galarte” (alla XX edizione); “Geni Comuni” (alla V edizione); MasterClass di canto lirico condotte dalla soprano Fiorenza Cedolins (terza edizione). Abbiamo celebrato l’Università della Calabria e il suo primo rettore intitolandogli il ponte che unisce Cosenza e Rende. Abbiamo ospitato alcune decine di iniziative di diverse associazioni di poeti, pittori, teatranti, musicanti, artigiani, scienziati, maghi e visionari vari nelle strutture del Museo del Presente, del Museo Civico, del Museo “Bilotti” al Castello, della Biblioteca Civica. Abbiamo acquisito donazioni straordinarie di arte contemporanea (Vettor Pisani, de’Angelis, quest’ultima di prossima apertura), ri-allestito e riaperto la Collezione Demo-Antropologica con una nuova sala conferenze, e creato una sezione permanente di Futuristi Calabresi. Abbiamo restaurato e riaperto lo storico Cinema Santa Chiara che offre rassegne, le vere chicche che in molti apprezzate. Abbiamo persino, con molto orgoglio, co-prodotto una pièce teatrale (111) e stiamo lavorando con i teatri Unical per creare una “carta del Rendese” che permetterà l’accesso scontato agli spettacoli nei giorni infrasettimanali.

Mi fermo qui, basti tanto per farvi capire perché mi sono dispiaciuta a leggere, come l’unico commento, e non poco sprezzante, a “Rende, il Museo del Presente ospita sporadiche iniziative, ma resta lontano dall’idea iniziale di spazio aperto sul contemporaneo (Mimmo Talarico)”. Caro Talarico, solo quest’anno – sono i dati esatti che ho sotto mano – abbiamo tenuto proprio al Museo del Presente ben diciotto mostre, di cui sette interamente organizzate e curate dall’Assessorato. Mostre pop e colte, arte figurativa e concettuale, mostre-eventi, mostre-laboratori. La chiami, questa, un’attività “sporadica”?

Non c’è dubbio che si possa e debba migliorare e, come sempre, siamo aperti a tutte le proposte, suggerimenti e critiche. Ma lo sprezzo non ha alcuna legittimità né argomentativa né culturale. Appartiene alla cultura delle reti escludenti, di cui avevo parlato prima, e non di quelle inclusive.

Con amicizia e con sinceri auguri di buon lavoro per il bene comune

Marta Petrusewicz
Assessora alla Cultura, Ricerca e Rapporti con Università
Città di Rende

FaC

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