POLITICA Zoom

Riduzione dei parlamentari, adesso quei “bravi ragazzi” diano il buon esempio

“Risultato stoico e straordinario, il M5S per l’ennesima volta è riuscito ad interpretare con un’ampia conferma del voto l’interesse dei cittadini”. Così Vito Crimi ha commentato i primi risultati del Referendum sul taglio dei parlamentari, che ha visto vincere nettamente lo schieramento del Sì. Una proposta di legge che, di fatto, aveva avuto già ampio consenso in sede istituzionale: veniva infatti approvata in via definitiva dalla Camera dei deputati nella seduta dell’8 ottobre 2019, in seconda deliberazione, con 553 voti favorevoli, contrari 14, astenuti 2 (presenti 569, votanti 567). È evidente, dunque, che l’asse rappresentativo e quello rappresentato coincidano perfettamente, arrivando a concretizzare quell’assunto secondo cui la politica ha un costo troppo esoso per le tasche dei cittadini e per tanto va ridimensionato. In cosa risparmiare, quindi se non nel numero dei politici stessi, considerati non più come singoli rappresentanti in sede istituzionale di grandi numeri, ma come elementi troppo dispendiosi e da recidere per abbattere la spesa pubblica? Inoltre, non rappresentano un impedimento al funzionamento della macchina organizzativa queste eccessive presenze all’interno delle camere? Questi quesiti sono stati, sommariamente, le linee guida che hanno portato alla codificazione della riforma.
Tuttavia, sebbene queste motivazioni possano apparire più che condivisibili, è necessario mettere in luce alcune criticità. In primo luogo secondo uno studio realizzato dall’Osservatorio dei conti pubblici italiani il risparmio netto complessivo sarà pari a 57 milioni all’anno e a 285 milioni a legislatura, portando dunque a risparmiare lo 0.007 sulla spesa pubblica italiana. Un risparmio, che date le proporzioni, non può giustificare un decurtamento dell’asse parlamentare. Inoltre, ciò che lascia più sgomenti è la mancata modifica ai meccanismi parlamentari: le tempistiche dei lavori rimangono invariate, e la semplificazione così tanto decantata dallo schieramento del Sì non ha, pertanto, ragion d’essere. Inoltre non bisogna dimenticare che la rappresentanza parlamentare sarà notevole in quelle aree ad alta popolazione urbana, svantaggiando le zone demograficamente meno popolose. La Calabria, ad esempio, perderà ben undici parlamentari, lasciando aree geografiche totalmente prive di rappresentanza istituzionale.
Il risultato rispecchia non tanto un volere ma un sentimento popolare che mira su una questione annosa ed animosa: i cittadini vedono la politica come un peso gravoso e il M5S ha colto appieno questa tendenza proponendo una riforma puntuale, pur eludendo i reali effetti (risparmio risibile, farraginosità della macchina burocratica, aree geografiche prive di rappresentanza).
Altresì, talvolta è bene credere nei buoni sentimenti e nei lieto fine: il nostro è un parlamento giovane e, come ha spesso affermato Grillo, pieno di “bravi ragazzi”. È, dunque, questo il momento più opportuno di constatare nella politica qualcosa di sentimentale, oltre che di meramente funzionale. Nei tempi previsti dalla legge, i parlamentari ora possono approvare una nuova legge elettorale, dimettersi dalle proprie cariche e far in modo di andare alle elezioni. Gli italiani hanno deciso votando Sì: i parlamentari sono troppi e costano troppo, è necessario un parlamento meno popoloso per inaugurare una nuova era riformista.
Se così non dovesse accadere, è necessario prendere atto che questi “bravi ragazzi” ci hanno reso meno liberi intellettualmente e più soggiogati al volere di microscopiche rappresentanze, proiettandoci verso un panorama che sarà deficitario di rappresentanti in sede istituzionale; allora, questi “Bravi ragazzi” saranno ricordati come coloro che hanno smantellato la Costituzione italiana in quella che fu la sua potenzialità più efficace, la rappresentanza parlamentare; e noi elettorato, di rimando, saremo ricordati come coloro che hanno posto un placet al populismo autoritario.

Viola Rotolo

FaC

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