Lunedì primo febbraio per la Calabria non è solo il giorno che ha segnato il passaggio in zona gialla, ma anche quello che ha sancito il ritorno tra i cari vecchi banchi delle scuole superiori. Un ritorno alquanto confuso però, perché l’ordinanza emanata dal Presidente facente funzioni della Regione Calabria Nino Spirlì, lasciando di fatto carta bianca alle famiglie sulla decisione di mandare o meno i figli a scuola, genera forti disomogeneità. Per gli studenti tornati negli istituti, si prevede comunque la presenza al 50% con didattica digitale integrata (DDI), ossia insegnanti in classe e, a turno, metà studenti in classe e metà a casa: un sistema che suppone la dotazione, da parte degli istituti, di supporti digitali adeguati. Ma le scuole calabresi sono sufficientemente attrezzate? Abbiamo fatto un giro al Polo scolastico di Amantea, fra studenti e insegnanti.
“Noi abbiamo deciso di rimanere in DAD – spiega Gianluca, di Longobardi, che a 16 anni è al terzo anno di liceo scientifico – e di non fare la DDI, didattica integrata. Principalmente per chi, come me, deve prendere i mezzi pubblici, che non sono molto sicuri, e poi perché quando eravamo in DDI all’inizio dell’anno non riuscivamo a seguire bene lezioni come matematica e fisica, in cui i professori devono necessariamente scrivere sulle lavagne e da casa non si vedeva bene. Abbiamo deciso di rimanere tutti in DAD così da avere lezioni eque per tutti”. “Io, essendo figlia unica, preferisco la didattica in presenza, anche per trovarmi in compagnia”, dice Giada, al secondo anno di Scienze Umane, che però ammette di essersi trovata bene anche con la didattica a distanza. “Sia la DAD che la DDI hanno pro e contro. A scuola – spiega un’altra studentessa di Scienze Umane – seguiamo meglio le lezioni, però il fatto di essere 50 e 50 ha creato una confusione assurda. Da casa non sentono o hanno problemi, mentre noi in presenza assistiamo alla spiegazione: siamo divisi in due gruppi e facciamo una settimana ciascuno in presenza”.
Alla domanda se il Polo Scolastico di Amantea sia sufficientemente pronto ed equipaggiato a garantire la massima sicurezza e prevenzione, adulti e ragazzi danno un voto dal discreto in su. “Secondo me si dovrebbe prestare più attenzione a quando tra noi ragazzi ci avviciniamo – ammette qualcuno – solo una professoressa è particolarmente attenta nel dirci di indossare la mascherina. Per quanto riguarda la vicinanza in classe, io sono vicina alla mia compagna di banco, e sono vicini anche quelli delle fine di dietro e davanti, anche se tra file si mantiene la distanza”. Una professoressa che ogni giorno viaggia da Cosenza fa, invece, un review positivo del Polo Scolastico. “E’ ben attrezzato, ogni classe è dotata di computer, LIM, connessione wireless.” Il problema? Lo stesso segnalato dai ragazzi: “La didattica mista è un problema: anche se metà della classe è connessa, non faccio davvero un’unica spiegazione come se avessi l’intera classe di fronte a me. Quelli collegati da casa 15 minuti prima devono staccare, non è facile passare ore intere dietro un pc. Noi professori preferiamo la presenza, di gran lunga”.
Giorgia Francescano