Il nuovo cimitero di Rende sorgerà al confine con il comune di San Fili, in località Villa Granata, sarà realizzato e gestito per 25 anni dalla ATI Civil Engineering Service srl, una ditta pugliese, con un investimento pari a 9 milioni e mezzo di euro. Questa almeno è l’intenzione del sindaco Marcello Manna e della sua giunta, che venerdì 15 maggio porteranno in Consiglio comunale la dichiarazione di pubblico interesse e la variante urbanistica per il via libera definitivo. Sarà una seduta in modalità mista, metà a distanza metà in presenza, come si conviene in questo particolare periodo, una modalità che non agevola il confronto e non aiuta i consiglieri a chiarirsi gli eventuali dubbi.
E i dubbi non mancano. Non tanto sull’opera in sé, che pure impatterà sul territorio, in termini di cemento e di viabilità nell’area, quanto per la miopia che sottende all’idea di privatizzare un servizio pubblico essenziale (per quanto non sia la prima volta a Rende, ndr), aprendo la porta al business anche in un ambito così delicato. “Io non sono ideologicamente contrario alle privatizzazioni – ci spiega Mimmo Talarico, consigliere d’opposizione per AttivaRende – ma in questo caso parliamo di un bene di prima necessità, storicamente amministrato dal pubblico”. Un bene che non prevede rischio d’impresa perché, purtroppo, la “merce” non manca mai.
Quelli cimiteriali sono servizi redditizi per i Comuni, per quanto l’aspetto decadente e trascurato dei cimiteri sembri testimoniare l’opposto. Un loculo dalle nostre parti arriva a costare anche 2mila euro per 25 anni (il privato ne chiederà minimo 2.500 senza estumulazione e annessi, 5mila per concessioni di 99 anni): prevedendo la creazione di circa 160 loculi l’anno per 25 anni (tanto è calcolato per eccesso il “fabbisogno” comunale), i conti sono presto fatti, questo è un investimento che si autofinanzia agevolmente, anche per un ente pubblico. Usando il freddo linguaggio dell’economia, la domanda c’è, e la risposta non mancherebbe. Il Comune di Rende possiede terreni di proprietà, anche adiacenti all’attuale cimitero, nel centro storico. “Conservare lì il luogo dei defunti e della memoria storica della città, sarebbe anche un gesto simbolico”, secondo il consigliere Sandro Principe.
Ma allora, perché l’amministrazione Manna sceglie la strada del “project financing”? Che vantaggio c’è per il Comune e per la cittadinanza? Il progetto annovera il pagamento di una royalty, un corrispettivo minimo rispetto alla portata dell’affare. Tenete conto che la variante in approvazione prevede l’ennesimo accesso sulla 107, strada già molto trafficata e pericolosa, su cui andrebbero a insistere cortei funebri in stile nostrano. Per la cittadinanza l’unico vantaggio plausibile risiede nella possibilità di dare degna sepoltura ai propri morti, nel momento in cui il vecchio cimitero è saturo e le salme restano parcheggiate nell’attesa, problema peraltro non nuovo. Ma quanti potranno permettersi un loculo nel cimitero privato è ancora da vedere: la morte è una livella, diceva Totò, ma a Rende i morti non saranno più tutti uguali.
Daniela Ielasi