Eppùr si muòve! Anche l’Università della Calabria si sveglia dal sonno dogmatico e lancia l’appello congiunto -ancora solo su Mercurio- “di studentesse e studenti, docenti, ricercatrici e ricercatori, personale tecnico-amministrativo dell’Università della Calabria per la sospensione della cooperazione industriale, scientifica e tecnologica tra le università e i centri di ricerca italiani e israeliani per rischio di dual use e violazione del diritto internazionale e umanitario”.
Sull’onda lunga della protesta partita dagli atenei di Torino e Pisa quando a marzo aveva preso posizione il senato accademico delle due università, passando poi per Firenze Bari dove una richiesta simile è stata presentata, sino alle proteste degli studenti e delle studentesse di Bologna, Roma e Napoli, anche Arcavacata chiede al rettore Nicola Leone di prendere posizione.
“Agli organi preposti del nostro Ateneo, in particolare al Senato accademico dell’Università della Calabria e a tutti i Consigli di Dipartimento: di ritirare qualsiasi progetto di partecipazione al bando MAECI e di farsi portavoce presso le sedi competenti, in particolare il MUR e la CRUI, delle criticità connesse a tale Bando e della necessità di rispettare, anche nel campo della collaborazione scientifica con altri Stati, i princìpi della Costituzione, in particolare l’art. 11; di sospendere qualsiasi accordo o altra forma di collaborazione esistente con le università israeliane, che siano a titolo dell’Ateneo o dei singoli Dipartimenti, e di impegnarsi a non stipularne di nuovi, visto il ruolo delle università israeliane nella legittimazione dell’occupazione illegale dei Territori Palestinesi e del protrarsi delle violazioni sistematiche dei diritti umani ai danni della popolazione palestinese; di interrompere qualsiasi tipo di accordo in essere con aziende belliche, compresi gli incontri nell’ambito dei Careers Day, nonché i progetti di ricerca legati anche indirettamente alle aziende belliche o ad altri enti e fondazioni che ne sostengono l’operato, in qualsiasi forma; una presa di posizione chiara che condanni i crimini commessi da Israele negli ultimi mesi e il genocidio in corso, visto l’ampio quadro normativo internazionale disponibile” si legge nell’appello.
Risale a fine febbraio la lettera inviata al ministro degli Esteri Antonio Tajani per sospendere qualsiasi bando di cooperazione con Israele in virtù proprio del rischio di finanziare, attraverso il bando stesso, la ricerca in tecnologia dual use -di cui si parla anche nell’appello Unical- a scopo civile e anche militare oltre che alla espressa volontà “di non essere complici delle gravi violazioni in atto” nella Striscia di Gaza da parte di Israele. A metà marzo, poi, accogliendo in parte le richieste fatte da alcuni collettivi e associazioni studentesche che chiedevano di sospendere tutti i 9 accordi di collaborazione in corso tra l’ateneo di Torino e le università israeliane, il senato accademico dell’università di Torino aveva approvato una mozione che vietava la partecipazione al bando MAECI, e, a fine marzo, sottolineando la necessità di ispirare le attività di ricerca e insegnamento al rispetto dell’articolo 11 della Costituzione, il senato accademico della Scuola Normale Superiore di Pisa aveva approvato una mozione simile a quella di Torino e nella quale chiedeva di riconsiderare il bando.
Negli ultimi giorni, poi circa duecento tra docenti, dottorandi e assegnisti dell’università di Firenze hanno sottoscritto un appello per chiedere ai propri rappresentanti di non aderire allo stesso bando, mentre a Bari, dove a seguito delle proteste dei collettivi studenteschi il rettore ha annunciato le sue dimissioni dal comitato scientifico della Fondazione Med-Or, legata alla società produttrice di armi Leonardo Spa, è prevista una seduta straordinaria del senato accademico per discutere dell’accordo.
“Davanti a tutto questo, riteniamo che anche da parte delle Università, in quanto istituzioni del sapere critico che non può essere subordinato ad alcuna logica di interesse politico nazionale o internazionale, sia necessaria e non più rinviabile una presa di posizione chiara e netta, che condanni in maniera esplicita il genocidio in corso e i crimini commessi contro la popolazione palestinese da parte di Israele e il suo rifiuto di attenersi alle misure prescritte a più riprese dalla Corte Internazionale di Giustizia” chiedono i firmatari dell’appello al rettore Leone.
Nel frattempo, sul fronte del movimento studentesco, nelle scorse settimane ci sono state proteste alla Sapienza di Roma e all’università di Bologna, oltre allo sciopero nazionale degli universitari e diverse iniziative in almeno 25 atenei sparsi in tutta Italia. Sit-in di protesta ci sono stati e sono attesi in questi giorni anche a Bologna, Trieste, Padova, Milano, Torino e Venezia. Non ultima Napoli: lunedì dopo il corteo di protesta su via Toledo contingentato a suon di manganellate da parte delle forze dell’ordine, gli studenti hanno occupato il rettorato della Federico II di Napoli in segno di protesta contro gli accordi con Israele aprendo una tre giorni di mobilitazione dei collettivi studenteschi in vista del rinnovo del bando Maeci Italia-Israele. Oggi è previsto un presidio alle 15,00 alla Farnesina da parte dei collettivi studenteschi.
E ad Arcavacata? Tutto sembra tacere al momento. A parte l’adesione all’appello al rettore da parte di non identificati studenti e studentesse, non è prevista alcuna azione significativa di protesta. Dal fronte accademico, intanto, ci sono le prime adesioni.
In attesa di sapere come si pronuncerà il senato accademico e il rettore anche di fronte alla richiesta specifica di: “un atto di trasparenza riguardo alle collaborazioni esistenti con le aziende dell’industria bellica, dirette o indirette. Pensiamo, per esempio, alla Leonardo S.P.A, che negli ultimi anni abbiamo visto fare capolino nella nostra Università tramite i Career Day, ovvero nel reclutamento di giovani laureate/i dell’Università della Calabria, e come partnership indiretta di progetti in collaborazione con l’Ateneo”.
Qui l’appello e l’elenco dei firmatari in aggiornamento
sdm