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Transizione ecologica in Calabria, un’utopia possibile secondo Legambiente

Il coinvolgimento dei cittadini e il loro protagonismo insieme ad una mirata comunicazione può migliorare il sistema dei rifiuti e rendere più sostenibile la nostra vita sul pianeta. A queste conclusioni è giunto l’incontro organizzato all’University Club dell’Unical da Legambiente Calabria in collaborazione con CONAI e UNICAL dal titolo “La transizione ecologica in materia di rifiuti: i cantieri calabresi’’. Alla discussione hanno preso parte Emilio Bianco della Fondazione Legambiente Innovazione, Anna Parretta, presidente Legambiente Calabria, Rodolfo La Pera di Calabra Maceri, il docente Massimo Migliori del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente e Sergio Capelli, co-founder di Impactellers, agenzia di comunicazione in ambito ambientale.

La situazione calabrese appare disastrosa. Su uno schermo scorrono le immagini di pneumatici abbandonati nei boschi e su alcune spiagge, evidenziando l’incuria e quasi il disprezzo verso l’ambiente. “E’ assurdo che proprio nelle aree protette, dove il territorio andrebbe maggiormente tutelato – fa notare Bianco citando i nostri parchi nazionali e internazionali – ci siano Comuni che sulla gestione dei rifiuti sono all’anno zero, nonostante i 30 milioni di euro destinati a migliorarne la gestione’’.

L’immobilismo politico su queste tematiche e le vecchie tecnologie utilizzate per lo smaltimento e la gestione dei rifiuti, osserva Massimo Migliori, sono tra i problemi più rilevanti del nostro territorio. A questi si aggiunge il poco dialogo tra associazioni ambientaliste, politica e tecnici, i quali invece dovrebbero fare rete e con una politica virtuosa e flessibile perseguire l’obbiettivo “Discarica Zero’’: trattare accuratamente ogni frazione di rifiuto, differenziando la filiera dello smaltimento e del riciclo fino a rendere la discarica un elemento residuale del processo di smaltimento. Un’utopia? No, se perseguita come obiettivo comune.

Migliori sostiene che una filiera fatta bene deve andare incontro a tutte le esigenze e trattare i rifiuti sia nel loro processo di riduzione che di eliminazione. A questo proposito espone l’importanza di utilizzare anche i termovalorizzatori “Perchè nessuna situazione di riciclo è a scarto zero, c’è sempre una frazione di rifiuto da eliminare”. I termovalorizzatori, spiega il docente, a differenza degli inceneritori hanno un effetto benefico e di retroazione e andrebbero implementati laddove è necessario.

Sergio Capelli, esperto di comunicazione ambientale e progettazione, fondatore di Impactellers, agenzia impegnata nel campo della sostenibilità e della comunicazione ambientale, spiega l’importanza della conoscenza collettiva sulle tematiche ambientali e di come sia necessario sensibilizzare ed educare alle buone pratiche i cittadini. Per farlo è importante utilizzare tutti i mezzi di divulgazione multimediale: social network, giornali, televisioni locali, radio, comunicazione porta a porta e affissione.

“Il comunicatore deve essere credibile con l’interlocutore, deve sgombrare il campo dai falsi miti. Quindi è necessario parlare con i cittadini con coerenza e con chiarezza – sottolinea Capelli – rispondendo alle obiezioni in maniera diretta senza nascondersi’’. Tutto ciò che viene enunciato deve essere puntualmente realizzato, il contrario porta inevitabilmente al fallimento di qualsiasi sforzo. Capelli fa l’esempio di Torino e la campagna di comunicazione che ha investito la provincia dal 2004 in poi. Campagna che ha contribuito in maniera determinante alla fine della “crisi dei rifiuti’’, passando dall’1% al 46% di raccolta differenziata.

“Bisogna intervenire e invogliare i cittadini a fare una buona raccolta differenziata – gli fa eco nel suo intervento La pera di Calabra Maceri –  bisogna ridurre il più possibile la percentuale di materiali estranei che entrano nel riciclo dei rifiuti’’.

Giulia Lazzaro

 

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