Le importanti misure prese dalla Regione Calabria per sostenere il settore turistico si rivolgono a tutti tranne che ai lavoratori stagionali. Eppure fra le figure maggiormente colpite dall’emergenza Covid-19 e ancora senza tutele, ci sono proprio gli stagionali del turismo. Giovani, a volte giovanissimi, studenti universitari (anche dell’Unical), che proprio grazie al lavoro stagionale riescono a pagarsi gli studi e ora vivono una situazione di disagio dovuta all’incertezza. C’è chi nella stagione passata ha fatto la cameriera in un ristorante a Tropea, in Calabria, chi in un ristorante a Milano Marittima, in Emilia Romagna. La prima non è stata ancora contattata dal suo datore di lavoro, mentre la seconda dovrà cercarsi un altro lavoro, in quanto la struttura, nella quale lavorava, non riaprirà.
Per loro e per gli altri colleghi, si sono attivati i rappresentanti degli studenti dei corsi di laurea in Turismo dell’Università della Calabria. In una lettera indirizzata alla presidente Jole Santelli, hanno chiesto maggiori tutele. “Tra i lavoratori stagionali vi sono numerosi studenti, e molti di loro hanno come unica fonte di reddito proprio il lavoro stagionale nei diversi stabilimenti turistici della nostra regione”, scrivono Franco Capalbo e Costanza Bommarito. “Molti dei nostri colleghi riescono a pagare gli studi grazie al lavoro stagionale. A tal proposito le chiediamo se avesse intenzione di adottare delle misure che potessero tutelare questa categoria di lavoratori, che in Calabria è molto presente”. Si tratta di una lettera inviata il 16 aprile a cui non hanno mai ricevuto risposta.
L’interessamento alla causa da parte degli studenti di Turismo dell’Unical è scaturito da una ricerca curata proprio da Bommarito nell’ambito dell’insegnamento di Sociologia dei consumi, dal titolo “Lavoratori stagionali del turismo. Il virus li ha colpiti, lo Stato non li ha tutelati”. La ricerca è stata condotta fra i lavoratori del settore turistico e in particolare i cosiddetti stagionali, fra i primi ad essere colpiti dalle restrizioni adottate per contenere il contagio da Covid-19. Per capire al meglio la reale condizione di questa categoria di lavoratori in pieno lockdown, sono stati somministrati su scala nazionale due questionari in modalità telematica e in forma completamente anonima, utilizzando anche i canali del sindacato degli stagionali, l’ANLS. Il primo questionario è stato proposto ad aprile su un campione di 750 operatori turistici, il secondo, somministrato a maggio, ha ottenuto più di mille risposte.
Dalle risposte ottenute si vedono crescere l’incertezza e la precarietà fra gli intervistati. Solo il 2,8% pensa che ci sarà una ripresa immediata, il 65% pensa che ci sarà una ripresa ma avverrà molto lentamente, mentre la percentuale degli intervistati che non pensa potrà esserci una ripresa del settore è pari al 32%. Quasi il 30% ha intenzione di trovare un’altra occupazione, ma la maggiorparte spera di poter continuare a lavorare nel settore turistico, scelta dettata dal fatto che non si possiedono altre competenze oltre a quelle acquisite durante i tanti anni di esperienza nel settore. Ad aprile il 56% degli intervistati non era soddisfatto delle misure prese dal governo, mentre a maggio l’insoddisfazione ha raggiunto il 92%.
A questa categoria dimenticata di lavoratori non resta adesso che sperare nelle promesse della Ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, e nel bonus di 1800 euro pensato per gli esclusi dalle misure precedenti, soprattutto per evitare il crollo di un intero settore che si regge proprio sul lavoro stagionale.
Roberta Sammarra
Valeria De Franco