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Violenza di genere, l’importanza e i limiti del Codice Rosso in un libro

“Noi donne abbiamo avuto sì i diritti, ma di fatto non li abbiamo mai potuti esercitare”. E’ duro il giudizio di Paola Di Nicola, giudice e autrice, insieme a Francesco Menditto, del libro “Codice Rosso. Il contrasto alla violenza di genere: dalle fonti sovranazionali agli strumenti applicativi” presentato dal Centro Women’s Studies dell’Università della Calabria. L’evento on line, organizzato in collaborazione con la prefettura di Cosenza e D.i.Re Donne in Rete contro la violenza, ha visto la partecipazione della prorettrice dell’Unical Patrizia Piro, della vice prefetta vicaria di Cosenza Regina Antonella Bardari e di Antonella Veltri, presidente di D.i.Re, con gli interventi di Sabrina Garofalo (Centro Women’s Studies), Marisa Manzini (Procura di Cosenza), Marina Pasqua (Centro contro la violenza sulle donne “R. Lanzino”) e Laura Corradi (Decolonial Feminist Queer Lab). 

Il volume esamina la legge n. 69 del 2019 (Codice rosso) da cui emerge che la violenza domestica e di genere è una violazione dei diritti umani, non conosce limiti geografici o culturali e richiede competenza giuridica e conoscenza del fenomeno, di cui gli autori, una giudice e un pubblico ministero, forniscono gli strumenti ai diversi operatori (magistrati e avvocati penali, civili e minorili, forze dell’ordine, consulenti, ecc.). Sono esaminati, in modo organico, sia i nuovi delitti sia i principali reati di violenza di genere come lo stalking o il revenge-porn, che solo da poco sono stati riconosciuti come reati; in questo senso, il libro si rivela un prezioso alleato per chi si occupa di violenza di genere. Si tratta di un volume che analizza degli specifici interventi sugli obblighi di comunicazione, sulle indagini preliminari e su istituti di particolare rilievo come l’incidente probatorio e i rapporti tra pubblici ministeri, giudici penali, civili e minorili in una prospettiva di opportuno coordinamento. Proprio la collaborazione tra forze dell’ordine, centri rifugio e magistratura è fondamentale, come lo è non sottovalutare e minimizzare i racconti delle vittime: se denunciare è un atto di coraggio, riflettere ed agire di conseguenza lo sono in egual modo.

“Ma vi sembra giusto che debba intervenire una legge per far accelerare i magistrati nei processi di violenza di genere? Vedo con molto favore il Codice Rosso, ma ci sono ancora un paio di cose da sistemare”, esordisce il Procuratore della Repubblica presso Tivoli, coautore del libro, Francesco Menditto, che da anni si occupa di contrastare le violenze di genere nel suo territorio. Sappiamo che l’applicazione della legge è diffusa a macchia di leopardo in Italia per cui è importante e fondamentale, soprattutto in questo periodo, sensibilizzare la società. In questa direzione si muove ad esempio l’iniziativa della Vice Prefetta di Cosenza Regina Antonella Bardari, la quale ha annunciato l’attivazione di un tavolo tecnico che vede la collaborazione tra case rifugio, centri anti-violenza, aziende ospedaliere e forze dell’ordine per la prevenzione e soccorso di violenze di genere. Sono proprio le case rifugio e i centri anti-violenza che hanno fornito lo spunto per la stesura del libro Codice Rosso: un’esperienza che ha fatto riflettere Paola Di Nicola sulla posizione della donna nella società e sul fatto che solo recentemente -precisamente nel 1960- le è stata concessa la partecipazione ai concorsi pubblici, testimoniando come il rapporto di potere tra uomo donna era, ed è ancora oggi, asimmetrico. 

Ciò che preoccupa di più però, secondo la docente Laura Corradi, è che “la violenza sulle donne non indigna la società intera, la società si indigna solo quando le donne vengono uccise”. Per questo è importante una campagna di sensibilizzazione e prevenzione contro gli atti d’odio, la cui origine sta nel costrutto sociale e nello stereotipo che vede la donna come subordinata e mai alla pari dell’uomo, e che in casi estremi può sfociare nella violenza di genere. I dati sono allarmanti. Nel 2020 calano gli omicidi ma non i femminicidi: il 45% del totale degli omicidi sono omicidi di genere, un dato che fa tremare. “La lotta contro la violenza sulle donne deve partire dal basso, bisogna scardinare il sistema patriarcale e rieducare le nuove generazioni all’equità”.

Arianna Campolo

FaC

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