Tra i cubi del ponte e le guglie del Polifunzionale sono comparse delle curiose installazioni. E’ da lunedì che in giro per il campus si possono vedere dei piccoli dadi di carta che cambiano aspetto e “facce” attirando l’attezione dei passanti. Si avvicina l’8 marzo, giornata internazionale della donna, e all’Università della Calabria è in programma, fra le altre iniziative, un corteo organizzato dalle collettive Femin e Medusa, che partirà alle 14:30 dall’inizio del Ponte Pietro Bucci.
La campagna della “donna dado” è finalizzata proprio a promuovere la manifestazione, infatti oltre ai tradizionali numeri stampati sui dadi sospesi è possibile leggere parole come “mia” o “prostituta” e trovare un QR code che rimanda al sito del corteo. “L’azione è un omaggio alla Donna Dado di Tomaso Binga, artista italana, alias Bianca Pucciarelli – ci spiegano le attiviste – che riflette sulla concezione della donna nella società di ieri e di oggi. La donna dado è l’analogia della donna oggetto e non soggetto dell’azione, concezione che i soggetti promotori dell’inziativa vogliono rovesciare”.
“Siamo stanchə – si legge nel documento che indice la manifestazione – di assistere ogni giorno alla negazione di diritti e libertà, in ogni ambito della vita quotidiana ed è per questo che abbiamo deciso di organizzare due giornate di lotta per riappropriarci degli spazi e per manifestare contro la violenza istituzionale, accademica, salariale, economica, razziale e contro il genocidio del popolo palestinese, che vede complice anche il governo italiano. L’8 Marzo si svolgerà il corteo in università perché siamo stanche di non avere la possibilità di vivere l’università in sicurezza senza la paura di essere molestatə, seguitə o umiliatə. Denunciamo nel campus la mancanza di punti di riferimento che ci facciano davvero sentire al sicuro, l’indifferenza della governance verso i nostri diritti e sui casi di abuso più volte documentati nelle aule/biblioteche. Pretendiamo che gli spazi di ascolto per le studentesse non vengano abbandonati, come nel caso dello sportello antiviolenza, usato dall’Unical per creare un’immagine di sé attenta alle questioni di genere ma nella realtà ormai chiuso da svariati mesi. Ci chiediamo se l’imminente riapertura sia accompagnata da una reale intenzione di rendere lo sportello e la Biblioteca Nosside accessibili”.