Cosenza non ha una grande tradizione in fatto di Carnevale, almeno non l’ha avuta negli ultimi due decenni. Pochi timidi tentativi sono stati fatti in passato per riprendere una festa popolare, allegorica e per certi versi “sovversiva”, ma le maschere nella città dei bruzi, a differenza che nella provincia – dove si organizzano ogni anno sfilate di rilievo, come a Castrovillari o ad Amantea – sono rimaste un privilegio dei bambini. Anzi. Dei bambini e delle statue del MaB, il Museo all’aperto di corso Mazzini.
Con l’intento – nobilissimo – di proteggere le opere dalle bombolette spray tipiche del periodo, l’amministrazione comunale ha disposto che vengano letteralmente incellofanate, ricoperte cioé con pellicola di plastica aderente. Il risultato alla vista è veramente triste oltre che una sconfitta per la città e i cittadini, ritenuti incapaci di rispettare l’arte e salvaguardare, con senso civico e vigilanza diffusa, un patrimonio culturale comune. “Ecco come ti vede, amico mio, questa amministrazione comunale: come il nemico, il barbaro, il flagello da arginare”, ha subito commentato l’acuto webmastru di Spigaweb Nunzio Scalercio, postando sul suo profilo facebook le foto del museo mascherato (che pubblichiamo, ndr).
Nel suo ultimo spettacolo “L’attimo sfuttente”, andato in scena a fine anno al Teatro dell’Acquario, Scalercio aveva dedicato al MaB uno spazio fra l’ironico e lo specialistico, invitando l’amico ed esperto di Restauro dei beni culturali Gianluca Nava. All’interno di un discorso più generale sul progetto scientifico del Museo – discutibile se non inesistente – Nava aveva già denunciato lo stato di conservazione delle opere per la mancata manutenzione. Trattandosi infatti di un Museo all’aperto, le statue necessitano di una protezione speciale, che consiste nell’applicazione costante di una patina trasparente a difesa dagli agenti atmosferici.
“La pellicola che ora è presente sui manufatti di Corso Mazzini – ha precisato l’esperto intervenendo nel lungo dibattito scaturito dal post del Webmastru – abrade le patine (quel che è rimasto) poiché aumenta esponenzialmente la temperatura di rugiada (…). Nei punti di contatto fra la pellicola e la superficie, la scultura risulta meno protetta o, meglio, non protetta. L’azione ciclica da parte di personale specializzato, avrebbe dovuto prevedere il controllo delle patine (e della superficie) e l’applicazione di sostanze che rendono gli spray carnascialeschi “inefficaci”, facendoli scivolare sulla superficie stessa”. Quindi, uno spray speciale applicato sulle patine integre, fa quanto, anzi meglio, di quanto fa la pellicola, che invece si rivela dannosa. Si aggiunga che una simile soluzione avrebbe il vantaggio non secondario di salvaguardare il senso stesso del MaB, un museo alla portata di tutti che non ha paura dei cittadini e vive fra di loro senza bisogno di gabbie o maschere.
Un’ottimo suggerimento per l’archistar Occhiuto, fautore dell’arte fra la gente, che magari accetterà il consiglio per l’anno prossimo. A meno che non pensi di incellofanare anche il Ponte di Calatrava.
Daniela Ielasi