Sul riconoscimento dei CFU per l’accesso al concorso nella scuola, l’Università della Calabria ha fatto un passo indietro. Aggirando le regole troppo restrittive che si era data, la commissione didattica incaricata ha escogitato un tecnicismo: l’introduzione del piano di studi individuale. Gli aspiranti insegnanti potranno così integrare il piano istituzionale con gli esami già sostenuti e vedersi riconoscere un massimo di sei crediti per ambito disciplinare, purché gli esami “siano adeguatamente inquadrabili nel percorso formativo che si intende affrontare”.
La notizia era già circolata ieri in tarda serata, dopo la riunione della commissione: la portavoce del Rettore aveva diffuso una nota in cui annunciava la “convalida di insegnamenti già sostenuti dagli allievi iscritti a tale percorso (il percorso pre-FIT, ndr) e che non trovavano spazio nel piano di studio istituzionale”.
Ma il segnale di conciliazione non è bastato a fermare la protesta dei laureati e delle laureate che oggi pomeriggio si sono dati appuntamento sotto al Rettorato, in concomitanza con la riunione del Senato Accademico. L’appello alla mobilitazione lanciato dal gruppo facebook ha dato i suoi frutti, e una folta rappresentanza si è ritrovata per chiedere chiarezza, trasparenza e il riconoscimento di un diritto: la convalida di tutti i CFU già acquisiti. Se l’Unical infatti riconoscerà al massimo sei crediti per ambito, è matematico che ogni iscritto dovrà sostenere minimo altri sei crediti. Anche coloro che possiedono già 24 CFU in tre ambiti, come previsto peraltro dal decreto ministeriale (se la matematica non è un’opinione, nell’intenzione del legislatore, c’era il riconoscimento di più di sei crediti ad ambito, ndr).
Questa ed altre ragioni sono state portate direttamente all’attenzione del rettore Crisci, che ha ricevuto una delegazione dei manifestanti prima che il Senato iniziasse: le stesse richieste saranno messe nero su bianco e presentate ufficialmente al Magnifico entro la giornata di domani. Crisci ha infatti preso l’impegno di girare le richieste alla commissione affinché le valuti.
Ma la commissione non sembra intenzionata a cedere ulteriormente. Il professore Perrelli, interpellato sulla questione prima della seduta del Senato, ha già dichiarato che l’università ha l’obbligo di preparare gli iscritti al concorso e che non può riconoscere d’ufficio tutti i 24 cfu.
Daniela Ielasi