Una comunità accademica che discute per sette ore di fila è, comunque la si guardi, una bella lezione di democrazia. Alla seconda assemblea del corpo elettorale riunita in vista delle elezioni del rettore del prossimo 13 giugno e moderata con precisione svizzera dal decano (venti minuti introduttivi più dieci finali per i tre candidati, tre minuti a testa per gli ottanta intervenuti, con tanto di timer e rintocco finale), tutte le componenti dell’ateneo hanno preso la parola, dai docenti ai ricercatori, dal personale tecnico-amministrativo agli studenti, dai sindacati ai precari. La grande partecipazione rispecchia l’importanza del momento. Mentre fuori dall’Aula Magna si svolge il pacifico sit-in degli operai della Manital, comparto pulizie, senza stipendio da due mesi (foto in basso, ndr).
Nicola Leone, Luigi Palopoli e Raffaele Perrelli hanno illustrato il proprio programma, lasciando emergere diverse visioni dell’università e diversi modelli di rettore per il prossimo sessennio. Leone è il rettore dei numeri, le sue slides riportano cifre, dati, calcoli. Il suo rettorato punterà all’efficacia e all’efficienza, la sua università promuoverà scienza e cultura ma presterà attenzione all’occupazione. Perrelli è il rettore delle parole, il rettore politico, che mette al primo posto la modifica statutaria “che ci consenta di governare con il peggiore dei rettori”. La sua è un’università resiliente che resiste in un Paese dalle tendenze chiare quanto preoccupanti. Palopoli è un rettore che sta nel mezzo, che punta all’inclusione, al dialogo, alle pari opportunità, agli organismi intermedi, alla sperimentazione didattica. La sua università non è un’isola, ma genera innovazione sociale, civile ed economica.
Tutti e tre hanno ben chiaro il concetto che “l’università cresce tutta o va a picco”, per usare le parole di Leone. Il problema è che poi ci sono i dipartimenti d’eccellenza che sembrano poco inclini alla solidarietà, così come i gruppi di ricerca interni agli stessi dipartimenti. Come assicurare allora un’equa ripartizione delle risorse? Palopoli propone un fondo rotativo per la ricerca, Perrelli un osservatorio sulla distribuzione dei finanziamenti.
Sulla didattica c’è il problema della dispersione e delle magistrali poco appetibili. Per Leone bisogna potenziare il primo semestre del primo anno, Perrelli propone una Normale che attiri i diplomati migliori, Palopoli una Scuola interdisciplinare d’ateneo in orari extradidattici.
Tutti e tre avranno un punto programmatico sul Campus, ma nell’economia della giornata la questione passerà decisamente in secondo piano.
A relazioni concluse, tanti lasciano l’aula, ma l’assemblea continua oltre la pausa pranzo e alle quattro del pomeriggio, a platea dimezzata, la parola torna ai candidati. Nel dibattito emerge chiaramente che la posizione dei direttori di dipartimento, la metà dei quali si era già espressa a favore di Leone, non è la posizione di tutto il dipartimento ma un legittimo schieramento di tipo puramente personale. Da registrare infine la difesa d’ufficio del grande assente, il rettore uscente Crisci. “Non è bello che chi ha condiviso la governance con il rettore, ora se ne distanzi per riposizionarsi”, dirà ai pochi rimasti il delegato al trasferimento tecnologico Giuseppe Passarino.
Daniela Ielasi