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“Fatti nel mondo”, dal Covid in India all’ultimo respingimento in Libia

Questa settimana “Fatti nel mondo”* vi porta in India, Russia, Cina e Libia, per raccontarvi in particolare: la drammatica situazione Covid-19 in India, il divieto di ingresso a Sassoli in Russia, la dichiarazione di colpevolezza di Joshua Wong ad Hong Kong, il respingimento di 340 migranti in Libia.

INDIA – Un’ondata tragica di contagi si sta propagando a ritmi insostenibili in India. Secondo quanto riporta The Indian Express nella sola città di New Delhi si sono registrati oltre 25 mila nuovi contagi con un tasso di positività del 31,61%. A New Delhi e in tutto il suo territorio il lockdown sarà esteso di una settimana, fino al 10 maggio, a causa dell’emergenza negli ospedali e la difficoltà nel contenere il virus. La seconda ondata sta avendo effetti devastanti sul paese e così ha deciso di sospendere l’export dei farmaci contro il Coronavirus. Ciò potrebbe costituire un vero problema. L’India è infatti una potenza di fuoco quanto a produzione dei vaccini. Entro i suoi confini ne fabbrica il 60% di tutta la produzione mondiale, grazie soprattutto a sei grandi aziende.  Finora sono stati prodotti negli stabilimenti dell’India e distribuiti circa 60 milioni di dosi a 75 Paesi. Quanto alla campagna vaccinale indiana, sono finora state somministrate 44 milioni di dosi. Il ministero degli Esteri dell’India ha fatto sapere che il Brasile ha ricevuto dallo stabilimento SII 4 milioni di dosi, l’Arabia 3 milioni e il Marocco 7; ognuno dei tre Paesi ne aveva ordinati in tutto 20 milioni.  Una riduzione dell’approvvigionamento vaccinale si potrebbe verificare anche in Europa, allungando ulteriormente i tempi di vaccinazione di massa. Nel mentre, numerose sono le proteste che continuano in tutta l’India.  Da mesi i lavoratori agricoli sono in fermento contro il governo, accusato di «favorire le multinazionali a scapito del mercato interno» attraverso le leggi sulla liberalizzazione del mercato agricolo approvate a settembre. E’ anche a causa degli innumerevoli scambi commerciali che la variante indiana sia riuscita a scavalcare i confini geografici nazionali propagandosi in Europa. 

RUSSIA – Le tensioni tra la Russia e l’Unione europea erano già “al livello più basso” dai tempi della Guerra fredda. Ma in questa settimana la situazione è precipitata. Mosca ha annunciato sanzioni contro alti funzionari Ue, tra cui il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, e la vice presidente della Commissione europea, Vera Jourova, che ha la delega ai Valori e alla trasparenza. La voce ufficiale dell’Ue invece non si è fatta attendere: ha condannato “energicamente” le misure adottate da Mosca e ha detto esplicitamente che si riserva di rispondere “in maniera adeguata”. Quella russa è una rappresaglia contro le sanzioni adottate da Bruxelles negli ultimi mesi, soprattutto dopo l’elezione di Joe Biden negli Stati Uniti che rafforzano in Europa il potere della Casa Bianca. Diversi analisti tracciano l’ultima stretta del mese di marzo sulla controversa figura di Navalny.  Quel che è certo è che le nuove tensioni in Ucrania, la militarizzazione della Nato ai confini Ue e le progressive risposte da parte del Cremlino fanno inasprire ulteriormente i rapporti tanto fragili tra le due super potenze. I fili diplomatici tra Usa e Russia sono sempre più tesi e l’Unione Europea potrebbe avere molto peso nel processo di pacificazione e negoziato. Tuttavia, gli assetti economici e finanziari protendono in maniera preponderante verso gli Stati Uniti, in legami viscerali che gli attuali attori politici europei pare non abbiano intenzione di intervenire. A pagarne indirettamente o direttamente le spese è la società civile. 

CINA – Joshua Wong si è dichiarato colpevole con altri tre attivisti pro-democrazia per la partecipazione, malgrado il divieto della polizia, alla veglia del 4 giugno 2020 in ricordo delle vittime della repressione di Piazza Tienanmen. L’evento, un appuntamento di massa tradizionale al Victoria Park negli ultimi tre decenni, era stato vietato per la prima volta lo scorso anno, ufficialmente per il Covid-19. Wong, 24 anni, già segretario generale del partito a favore dell’autodeterminazione dell’ex colonia britannica Demosisto, sta scontando in carcere una condanna a 13 mesi con l’accusa di aver organizzato e partecipato a proteste non autorizzate nell’ambito della più ampia mobilitazione contro l’interferenza del governo cinese che si è svolta a Hong Kong tra il 2019 e il 2020. Il 6 maggio è attesa la sentenza che potrebbe comportare una pena fino a cinque anni di carcere. L’attivista ha sottolineato che “nel 2019 due dei 7 milioni di cittadini sono scesi in piazza e hanno esortato il governo a ritirare uno dei controversi disegni di legge sull’estradizione, e ora Pechino sta cercando di imporre questa legge sulla sicurezza nazionale che e’ molto piu’ malvagia e ha persino bypassato il parlamento di Hong Kong”.  “Facciamo appello ai leader mondiali affinché si oppongano all’attuazione di tale malvagia regolamentazione”, ha scritto su Twitter l’attivista hongkonghese.

LIBIA – Ancora respingimenti nel Mediterraneo. Nella giornata di sabato circa 340 rifugiati e migranti sono stati rimpatriati a Tripoli dalla Guardia costiera libica. Lo ha reso noto l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) in Libia. Sulla drammatica situazione è intervenuta anche la Sea Watch che ha denunciato tensioni e violenza sui migranti da parte delle guardie libiche. L’Unhcr ha ricordato che da gennaio oltre 5000 persone sono state rimpatriate nei centri di detenzione arbitraria in Libia, nonostante questi luoghi siano stati ritenuti altamente lesivi dei diritti umani. L’Unione europea continua a vacillare sull’argomento, lasciando migliaia di persone in balia di governi che adottano politiche disumane in prigioni detentive. 

*”Fatti nel mondo” è la rassegna stampa internazionale di Radio NoBorders curata da Martina Talarico e Marco Campanella

 

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