Studenti, dottorandi, ricercatori e docenti si sono riuniti in una manifestazione nel pomeriggio del 7 novembre sotto il rettorato dell’Università della Calabria: l’obiettivo era chiedere al magnifico rettore Nicola Leone sostegno pubblico da parte dell’ateneo al popolo palestinese, oltre che il riconoscimento e la condanna dei crimini di guerra compiuti quotidianamente, senza alcuna tregua, sui civili palestinesi da parte dell’esercito israeliano.
I manifestanti hanno esposto le proprie idee attraverso vari interventi a cura degli organizzatori, ma anche dei ragazzi palestinesi che si trovano nel Campus: un dibattito aperto a chiunque abbia deciso di unirsi e sostenere la causa. La manifestazione si è poi mossa: un corteo ha sfilato lungo il ponte universitario per raggiungere quanti più studenti possibili, urlando a gran voce slogan come “Free, free Palestine”, “ From the river to the sea, Palestine will be free” “I partigiani ce lo hanno insegnato, la Resistenza non è reato” . Solo una piccola rappresentanza è stata alla fine ricevuta da una delegata del Rettore, mentre nessuna presa di posizione istituzionale è stata assunta.
I numerosi interventi hanno posto l’attenzione sulla pulizia etnica che sta avvenendo in Palestina e sul silenzio complice dell’Occidente: “viene utilizzata la scusa di Hamas per astenersi, anzi per reprimere ulteriormente un popolo che in realtà è già oppresso a causa di una nuova Apartheid”, oppure “la guerra è una prosecuzione del capitalismo con altri mezzi”. A Gaza non esistono diritti umani: tutto ciò che riguarda la sopravvivenza delle persone è sotto il controllo di Israele, quindi acqua, corrente, derrate alimentari vengono razionate dalle autorità nemiche che detengono dunque il potere decisionale su milioni di vite. I manifestanti affermano che “non si può parlare di conflitto tra due Stati: non c’è uno scontro fra due eserciti di nazioni diverse, c’è un solo esercito, quello israeliano, che sta assediando, bombardando e mandando via i civili palestinesi delle proprie case, attaccando senza scrupoli anche le vie di fuga indicate come sicure”. Nel mirino soprattutto le aziende complici di Israele, le società che forniscono armi e mezzi militari, come la Leonardo Spa, con cui collabora anche l’Università della Calabria: “ingegneri neolaureati contribuiscono a creare nuovi mezzi di annientamento di vite innocenti”. Si domanda a gran voce che questa collaborazione cessi di esistere.
Particolarmente significativi, oltre ai punti di vista e alle riflessioni di studenti italiani, sono stati interventi e testimonianze di ragazzi palestinesi che hanno raccontato i danni subiti da persone a loro care, la morte cruenta di bambini piccoli e piccolissimi che non hanno alcuna colpa, non hanno mai avuto modo di compiere scelte, di scegliere religione o di schierarsi per una fazione politica più che per un’altra. Circa la metà dei morti, da un mese a questa parte, sono bambini che non hanno e non avranno mai più modo di poter giocare o scegliere chi diventare, come ci sembra così scontato nel nostro Paese.
I giorni precedenti era stata avviata dall’associazione universitaria Praxis una raccolta firme, un appello per il cessate il fuoco, ma anche la creazione di iniziative di solidarietà e aiuti umanitari destinati al popolo bombardato e continuamente sotto assedio di Gaza, e soprattutto la fine di ogni collaborazione con imprese che si occupano di produzione e commercio di armi militari. Questo appello, firmato da centinaia di studenti, è stato inviato al Rettore nel corso della giornata precedente la manifestazione, senza ottenere alcuna risposta.
Pia Giusi Oliveti
Foto Anna Halasi