Giovani PRIMO PIANO Salute SOCIALE

“Mayday”, presentati al DAM i risultati del progetto sulla salute mentale

Mayday è un progetto che ha una dimensione locale, ma si realizza grazie ad un programma internazionale, European Solidarity Corps. Attraverso questa opportunità europea per i giovani abbiamo la possibilità di svolgere attività di solidarietà nei nostri territori e con le nostre comunità, generando un impatto sociale sia sui destinatari sia sui giovani protagonisti delle azioni” – ha affermato Luca Mollo, coach dei volontari coinvolti, durante l’evento finale del progetto che si è tenuto nei giorni scorsi al DAM.

“Questa formula dei progetti di solidarietà è una piccola dimostrazione di come i giovani si possano attivare per la comunità locale – Daniela Ielasi, presidente di Entropia APS –. Fare incontrare volontari che provengono da contesti, Paesi e culture differenti, e vederli impegnati a cooperare per raggiungere un obiettivo comune, rivolto al bene comune, per noi è un grande risultato”. Infatti, ogni anno, alcuni dei partecipanti alle attività ritornano al DAM per prendere parte ai laboratori, a conferma del fatto che progetti come “Mayday” funzionano perché si creano legami e relazioni, permettendo di formarsi e crescere insieme. 

Ascoltare può sembrare una cosa banale, però in realtà è qualcosa di molto complesso – afferma Federica Ricitano, volontaria di “Mayday” insieme a Chiara Cuda, Cristina Belen Palma, Shehan Yasas, Betelheme Merka, Rosangela Sapia, Antony Russo e Ali Mostafa (foto in copertina) –. In un mondo che va sempre di corsa, è davvero difficile ascoltare in primis se stessi e poi gli altri. E quindi grazie a Raffaella Torano di ASPIC Cosenza, abbiamo ricevuto questa formazione, fondamentale per la gestione dello Spazio d’ascolto”. Grazie all’eterogeneità culturale dei volontari, peraltro, è stato possibile offrire questo spazio in diverse lingue, permettendo a ragazze e ragazzi internazionali di usufruirne.

Le attività laboratoriali di “Mayday” – cofinanziato dalla Commissione Europea – sono iniziate con gli incontri di mindfulness curati da Simona Paese di Tara Verde, che ha creato momenti di connessione sincera con se stessi e con gli altri, incorporando al contempo elementi di spiritualità, tradizioni concentrative e crescita personale. “Un laboratorio non deve per forza avviare ad una professione o d un lavoro, ma può fornire un mezzo in più per comunicare sensazioni o stati d’animo – afferma Marco Serravalle, curatore del laboratorio di illustrazione –. Quello che ho fatto io è tracciare una strada, fornire delle nozioni, affinché questo potesse avvenire in maniera quasi naturale e affinché  ciascuno potesse esternare le proprie emozioni in maniera sicura su un foglio”.

Anche scrivere calma la mente, riduce il cortisolo – ormone dello stress – e aumenta la comprensione di sé. Perciò da tre anni l’attività di illustrazione si svolge in sinergia con il laboratorio di scrittura curato da Michele Trotta, sinergia che si è rivelata molto efficace, perché non solo si raccontano le proprie emozioni, ma si tenta di immedesimarsi nel punto di vista altrui, mettendo a frutto la propria capacità empatica e di ascolto. 

Il laboratorio di immersione sonora con Serena Multari è stato un’esperienza profonda per i sensi – racconta Rosangela Sapia –  in cui i suoni, le vibrazioni e i silenzi aiutano il corpo e la mente a rilassarsi, ascoltare e ritrovare l’equilibrio e il benessere interiore”. Durante l’anno, inoltre, si sono tenute cene sociali, una visita all’Orto botanico dell’Università della Calabria e una giornata di trekking a Diamante (CS), curata dal volontario Shehan Yasas. “Momenti semplici, ma allo stesso tempo ricchi di significato – come hanno raccontato i volontari Antony Russo e Ali Mustafa –”, che sicuramente continueranno ad esserci anche oltre la fine del progetto.

Ma le attività del progetto non si fermano qui. Cosa significa diventare adulti? Che impatto hanno i social media nelle nostre vite e in generale nel mondo? Che rapporto abbiamo oggi con la natura che ci sta intorno? Le risposte a queste ed altre domande legate al tema della salute mentale, sono state raccolte nel podcast “Mind F.A.Q” prodotto per Radio NoBorders. I volontari hanno avuto così l’opportunità di misurarsi anche con lo strumento radiofonico.

Alla fine dell’evento, Antony Russo e Betelheme Merka hanno facilitato un piccolo gioco per i presenti nella sala teatro del DAM, protagoniste quattro emozioni: gioia, tristezza, paura e rabbia, per rispondere ad alcune domande che traggono ispirazione da situazioni di vita quotidiana. Senza riflettere, i presenti hanno dovuto immaginare quale sarebbe stata la propria reazione istintiva, al fine di capire come per ciascun presente il punto di vista sia diverso rispetto agli altri e come questo possa cambiare in base al proprio vissuto.

Deborah Naccarato

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