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Studenti per la sanità pubblica, l’Unical risponde: “L’impegno continua”

“L’Università della Calabria ha presentato a metà ottobre formale richiesta al Dipartimento Tutela della Salute della Regione per ottenere l’accreditamento del Laboratorio di Genetica e Microbiologia e poter processare in ateneo i tamponi molecolari effettuati dall’Asp”. Lo rende noto oggi la stessa università a poche ore dal SIT-IN convocato dagli studenti e dalle studentesse presso il Centro Sanitario nel Campus. Un modo per ribadire che “continua l’impegno dell’Unical nel contrasto alla pandemia”. 

Una buona notizia per i manifestanti: durante la prima ondata l’impegno dell’ateneo era stato assai più evidente e articolato, mentre nelle ultime settimane, dopo aver provveduto ad attrezzarsi autonomamente per il tracciamento dei casi positivi nelle aule, la comunità era sembrata subire passivamente e con rassegnazione la nuova chiusura. “Non siamo un’isola felice – si diceva al megafono stamattina – se la casa brucia non serve a niente fare il compitino. L’Unical ha una responsabilità morale e civile in questa regione, è una delle poche istituzioni sane ed è punto di riferimento per tanti giovani: da qui deve venire un messaggio di lotta, di speranza e di cambiamento”.

Gli studenti hanno chiesto il potenziamento dei servizi erogati dall’Asp sul territorio e dal Centro sanitario: insufficienti le risorse umane dello Sportello Psicologico per soddisfare le richieste di aiuto moltiplicate nel periodo Covid, insufficiente la dotazione strumentale del Consultorio per effettuare diagnosi accurate. Su questi punti i ragazzi hanno incontrato massima disponibilità da parte del direttore Sebastiano Andò, che li ha ricevuti per un confronto aperto anche al personale dell’Asp. “Siamo solo cinque psicologi per 21 consultori di tutta la provincia – ha raccontato la dottoressa Martirani – da anni siamo sottodimensionati rispetto ai bisogni dell’utenza”. Ecco un esempio dei famosi tagli alla sanità pubblica, che costringono i malati a rivolgersi ai privati, quando i mezzi economici glielo permettono. 

Quella di Arcavacata è una delle tante mobilitazioni che sta animando anche le più piccole comunità della Calabria. Ovunque si chiede la riapertura degli ospedali chiusi, mentre si assiste all’allestimento di ospedali da campo. Dopo il balletto dei commissari più o meno dimissionati, la regione non ha ancora un responsabile per il Decreto Calabria e non si capisce se e quando riuscirà ad uscire dalla zona rossa. In questo quadro complicato, l’ateneo può giocare un ruolo decisivo, a partire proprio dall’analisi dei tamponi molecolari. L’avvio delle trattative con l’Asp risale addirittura a marzo: l’allora commissario provinciale, il famoso Zuccatelli, aveva subito sposato la causa, ma poi si era dimesso, e il suo successore, l’attuale commissaria Bettelini, subentrando, aveva bloccato tutto. Sappiamo com’è andata: per processare l’arretrato accumulato in poche settimane, l’Asp si è dovuta rivolgere a Bari. Neanche un mese fa la commissaria era stata proprio al Centro Sanitario, per la consegna di una nuova ambulanza al 118: foto e annunci di rito, ma su una questione così cruciale nulla.

La protesta degli studenti ha avuto il merito di denunciare pubblicamente questo assurdo immobilismo. “Il rettore Nicola Leone – fa sapere ancora l’Unical – sta seguendo direttamente l’iter, insieme al direttore del Dipartimento di Biologia, Ecologia e Scienze della Terra Giuseppe Passarino, e ha interloquito più volte con la Regione. L’ateneo ha immediatamente risposto a tutte le richieste e adeguato la struttura per rispettare i requisiti necessari per ottenere l’accreditamento. Il laboratorio, guidato dalla professoressa Dina Bellizzi, dispone già della macchina per RT-PCR, ovvero la tecnica che consente di individuare la presenza del Coronavirus nei frammenti di RNA estratti dopo tampone naso-faringeo”. Processare i tamponi supportando l’unico laboratorio provinciale (a cui si è da poco aggiunto lo Spoke di Rossano, ndr): è solo questione di volontà, non mancano nè le competenze, nè le strutture, nè i fondi, considerati gli aiuti disponibili per l’emergenza.

Daniela Ielasi

FaC

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