Si è concluso l’atteso Festival della canapa “Calabria in fiore” organizzato dall’associazione Entropia, manifestazione culturale che dal 9 all’11 luglio ha animato il Parco Robinson di Rende con dibattiti, spettacoli, stand e “lezioni in piazza”. Tutto ha funzionato alla perfezione, segnando un successo per l’associazione, in termini di partecipazione e organizzazione. L’intento principale dei promotori era far conoscere gli usi di questa pianta nei vari settori: farmaceutico, bioedilizio, alimentare, cosmetico, solo per citarne alcuni. Da anni ormai l’uso della canapa e la sua coltivazione sono scoraggiati, in parte a causa del retaggio proibizionista, che partendo dai fiori ha illegittimamente interessato tutta la pianta e in parte a causa della scarsa informazione, quando in realtà fino a qualche tempo fa era comune rintracciarne un suo uso frequente, anche in Calabria. Come affermato infatti dall’assessore alla cultura del comune di Rende Marta Petrusewicz durante il primo dibattito tenutosi in apertura, la canapa, così come il lino, è una pianta molto versatile, semplice e resistente e dalla crescita veloce, e in più non ha bisogno di concimi per crescere. Tutte caratteristiche che ne potrebbero incrementare la filiera, mentre ancora oggi è vista come un tabù.
La necessità di dare una nuova linfa al fenomeno, unita alla volontà di combattere tutti gli stereotipi sul suo conto hanno portato gli organizzatori a credere fortemente in questo festival. Come ha infatti affermato Daniela Ielasi, presidente dell’associazione Entropia “c’è bisogno di diffondere cultura e di promuovere politiche che incoraggino la produzione e l’impiego della canapa”, aggiungendo che il fenomeno riguarda migliaia di persone fra produttori, consumatori, malati. Di questo e di molto altro si è parlato nei tre giorni in cui si è svolto il festival, come delle leggi che regolamentano l’uso della canapa in Italia (ad esempio la numero 242 del 2016 che ha consentito la promozione della coltivazione della pianta esclusivamente per la produzione di fibre o per altri usi industriali), oppure dei suoi usi in campo medico (curare l’anoressia, alleviare il dolore, diminuire la sensazione di nausea durante la chemioterapia). A favore dei vari usi della pianta ci sono già tante ricerche, tanti studi, come testimonia Giuseppe Battafarano di Cannabiscienza, ospite del festival, mentre Barbara Bonvicini di Meglio Legale ha raccontato le conseguenze del proibizionismo sui pazienti, che incorrono in guai giudiziari solo perché, non volendo ricorrere al mercato illegale, scelgono l’autoproduzione.
Nella seconda giornata del Festival, dopo il laboratorio di Danzaterapia condotto da Serena Belmonte, esperti e docenti hanno tenuto delle lezioni. Il professor John Trumper ha presentato la storia linguistica della canapa, sottolineando come essa fosse anche usata a scopo rituale, ed affermando che non si tratta di una “pianta-mostro” ma di una “pianta-amica” da coltivare, curare e difendere; dal Dipartimento di Farmacia dell’Unical i professori Giancarlo Statti e Annarita Laganà sono intervenuti per parlare degli usi farmacologici, mentre Anna Maria Napoli, neo direttrice del Dipartimento di Chimica, si è concentrata sull’impiego di tutte le parti della pianta per produrre essenze di profumi, snack energetici e altro. Nel pomeriggio, altre due lezioni interessanti tenute da Giovanni Salerno e dal prof. Vincenzo Carrieri, hanno illustrati due studi effettuati: il primo ha mostrato l’attitudine diffusa dei suoli della Calabria alla coltivazione della canapa, mentre il secondo ha spiegato come la legalizzazione della Cannabis light abbia ridotto da una parte il ricorso al mercato nero e dall’altra l’uso degli psicofarmaci.
Nello spirito “green” di Calabria in Fiore, sempre nel secondo giorno si è tenuta una passeggiata all’interno del parco Robinson alla scoperta delle varie specie vegetali con Nicodemo Passalacqua, botanico del MusNOB, il Museo di Storia Naturale e Orto Botanico dell’Unical. Il docente ha spiegato di come una grande fetta di alberi piantati nel parco siano alloctoni, ovvero specie non originarie della regione in cui sono piantate (in questo caso la Calabria) e di come esse prendano sempre più il sopravvento su quelle autoctone.
Calabria in Fiore non è stato solo divulgazione ed informazione, ma anche divertimento e relax. L’anfiteatro ha infatti ospitato diversi spettacoli: una performance dal titolo “Malerba. Appunti per una coltura psichedelica”, una storia della pianta attraverso le parole di Manolo Muoio accompagnata dalla piacevole musica dal vivo di Biagio Accardi. Inoltre le due serate hanno visto il ritorno della musica dal vivo con gli Shakalab prima, e con i Villazuk e Bruno and the Souldiers poi, che in modo diverso hanno permesso a numerose persone di tornare a provare l’emozione di un concerto, i primi con un’esibizione a tu per tu col pubblico più sciolta e partecipata, i secondi con delle piacevoli melodie alternate a ritmi incalzanti, mentre il pubblico seduto si lasciava trasportare.
E non è mancato nemmeno un momento di condivisione come la cucina, con la preparazione della pasta fatta in casa (ad opera di Giulia Secreti di fattidisemola), e la presentazione del libro “A cena con Maria” di Ylenia Daniello, una selezione di racconti e ricette a base di cannabis che contiene le basi per le preparazioni essenziali, ricordi, profumi e luoghi. La presentazione è stata curata da Valentina Oliveri, studiosa e cuciniera che, per la conclusione del Festival, ha preparato anche il pranzo sociale della domenica.
Insomma, il Festival della canapa è stato un evento talmente denso e ricco che valeva la pena viverlo in ogni suo momento, e così hanno fatto in centinaia, giovani, adulti e bambini: d’altronde, sarebbe stato davvero un peccato perdersi un evento tanto singolare ed unico nella nostra regione.
Pasquale De Simone