Nel Crotonese piove sul bagnato e si contano i danni causati dall’ultimo alluvione, “c’è voluto un po’ di tempo per misurarne ampiezza e gravità per le case, per le attività commerciali o gli spazi pubblici”- racconta ai microfoni di No Borders Filippo Sestito, coordinatore provinciale di Arci Crotone – anche le nostre sedi hanno subito dei danni. Il ripristino è stato possibile grazie alla mobilitazione e al contributo di tanti soci che hanno dato vita ad un lavoro importante nelle zone maggiormente colpite di tutto il crotonese, come lo storico quartiere operaio nella zona di Marinella. Per fortuna non ci sono stati morti a differenza del 96, ma da allora non ci sono stati nemmeno interventi di messa in sicurezza”.
Dopo le vittime e i danni dell’alluvione che colpì la città di Crotone nel 1996 furono subito delle misure per mitigare il rischio e rispondere ai dissesti idrogeologici su tutto il piano nazionale. Eppure non è stato sufficiente. Mancanza di risorse? Solo in parte. A volte le risorse ci sono ma non vengono adoperate, restano ipotesi progettuali che non hanno il tempo di essere implementate e ad ogni mandato politico vengono ridefinite. Altre volte invece gli interventi non si inseriscono in un piano d’azione strutturale che rispetta delle priorità oggettive.
Chissà se gli interventi statali come (ultimo) la Cabina di regia Strategia Italia e la struttura di missione “InvestItalia”, istituite con D.P.C.M. del 15 febbraio 2019, abbiano effettivamente verificato e valutato lo stato di attuazione e avanzamento dei programmi di investimento infrastrutturali e degli interventi connessi a fattori di rischio rilevante per il territorio, come per esempio il dissesto idrogeologico nei territori calabresi.
Oltre agli aiuti dello Stato, sono le realtà come l’Arci a restare a fianco delle persone in momenti di crisi così forti. Nonostante la sofferenza causata dalle restrizioni della zona rossa, dalla chiusura delle sedi, dalle difficoltà economiche che pesano sugli interventi, è proprio il mondo del terzo settore e della solidarietà che resta a fianco delle persone e rappresenta un riferimento importante nella realtà cittadina e territoriale. “Questo mondo in Calabria non è più anagraficamente giovane. Il divario tecnologico, i ritardi nelle conoscenze informatiche non aiutano ad affrontare la situazione così complessa inusuale determinata dalla pandemia. Però questo non ha impedito a tante organizzazioni di dare un notevole contributo e mettersi al servizio della comunità e anche di una nuova povertà – aggiunge Filippo Sestito – la partecipazione è un bene importantissimo. È necessario sostenere forme di socialità e di aggregazione anche e soprattutto attraverso l’associazionismo. Il sostegno deve arrivare dallo Stato. Ma si può dare una mano creando reti reali e sempre più forti, sinergie concrete che superino le divergenze e le divisioni che hanno caratterizzato la Calabria per costruire attività comuni”.
Per chi volesse dare supporto alla città colpita dall’alluvione, segnaliamo la raccolta fondi a cui si può contribuire con una donazione intestata al Comune di Crotone, causale ‘emergenza alluvione 2020’. IBAN: IT49K0311122200000000010640
Maria Pia Belmonte
Foto repertorio