E’ la parola “strategia” che è inadeguata, perché di strategico l’accordo fra le tre università statali calabresi non ha nulla. Lunedì 18 maggio 2020, mentre tutta Italia saluta la fine del lockdown e con molta fatica prova a ripartire, i rettori dei tre atenei della regione, Giovambattista De Sarro dell’Università Magna Grecia di Catanzaro, Nicola Leone dell’Università della Calabria di Rende e Santo Marcello Zimbone dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria, diramano una nota congiunta dal titolo “Strategia comune per la Fase 2” annunciando l’adozione di “uniformi misure precauzionali per le prossime settimane”. Poche ore dopo il prof. Leone firma l’ennesimo decreto rettorale con cui prolunga fino al 14 giugno la chiusura pressocché totale del Campus di Arcavacata.
“Convengono sul fatto – si legge nel comunicato – che le condizioni emergenziali legate alla pandemia non consentono ancora di ripartire in piena sicurezza con le attività didattiche e curriculari in presenza. Il ritorno in aula comporterebbe una massiccia circolazione sui mezzi pubblici di trasporto, settore particolarmente a rischio contagi, e richiederebbe continui interventi di igienizzazione delle aule, persino ai cambi di turno, e degli spazi comuni, quali mense e biblioteche. Misure che al momento gli atenei non riuscirebbero ad assicurare in totale sicurezza per garantire la massima efficacia alle norme di legge, come emerge dal fatto che l’attività didattica a distanza accomuna la quasi totalità delle università italiane”.
Come dire, visto che siamo incapaci di garantire le norme di sicurezza nei nostri atenei, preferiamo rimanere chiusi, e in questa manifesta incapacità siamo in buona compagnia. Soffermiamoci per un attimo sull’eterogeneità della compagnia: l’Unical ha il quadruplo degli studenti della Mediterranea e più del doppio della Magna Grecia, è il più grande Campus italiano con mila posti letto e mila posti mensa, possiede il sistema bibliotecario più grande del Mezzogiorno (tralasciamo per il momento cinema e teatri, che riapriranno in tutto il Paese dal 15 giugno). E’ come se un elefante si nascondesse dietro due topolini: l’Unical ha talmente tanto spazio da poter garantire distanziamento a un esercito.
Ma torniamo alla “strategia”. Perché i rettori parlano della “quasi totalità delle università italiane”? Perché alcune università, una per tutte La Sapienza, oltre ad aver aperto le biblioteche anche per la consultazione in sede, si stanno già attrezzando per gli esami in presenza a giugno, modello esami di maturità. Non solo. Sulla questione tanto dibattuta del rientro nelle residenze, alcuni atenei hanno già riaperto: Edisu Pavia dal 4 maggio consente il rientro a categorie specifiche, come Aliseo Liguria dall’11, mentre DSU Toscana e Disco Lazio consentono il rientro, previa richiesta, a tutti i residenti nella Regione e in casi straordinari anche da fuori Regione.
Qui invece agli studenti che chiedono di rientrare da lunedì 25 maggio, il Centro Residenziale risponde ancora che “siamo in attesa della prevista adozione, da parte delle autorità competenti, di più dettagliate disposizioni in merito, ivi comprese le misure di sicurezza da tenere all’interno delle residenze universitarie”. Linkiamo qui il codice di comportamento disposto dall’Ente per il diritto allo studio della Regione Lazio, chissà possa servire d’ispirazione per la prossima “strategia”.
In Calabria, lo ricordiamo, siamo da tempo a contagi zero e comunque il Covid19 non ha mai raggiunto – per fortuna – livelli da epidemia. Le università calabresi hanno davanti la sfida delle nuove immatricolazioni, con la crisi economica in atto e con la concorrenza spietata di università più blasonate e delle telematiche: l’immagine di tre atenei chiusi, incapaci di garantire una ripertura in sicurezza, al contrario di altri, vi sembra davvero una buona idea?
Daniela Ielasi