Reinventarsi significa giocare le proprie carte in modo creativo, per ricominciare, a qualsiasi età, con una buona dose di coraggio e utilizzando al meglio tutti gli strumenti che si hanno a disposizione.
Adina ha 43 anni, è una studentessa rumena di Scienze Politiche presso l’università Ovidius din Constanta. Arriva in Italia nel mese di luglio grazie al programma Erasmus+ Traineeship, che sostiene finanziariamente gli studenti che decidono di svolgere un periodo di apprendistato in uno dei paesi aderenti al Programma, permettendogli di acquisire sia abilità comunicative e interculturali, che “competenze trasversali molto apprezzate dai futuri datori di lavoro”.
Decide di fare l’Erasmus appena scopre l’esistenza di questo programma, e sceglie l’associazione Entropia, che conosce grazie all’intermediazione di una studentessa rumena di nome Mihaela e del suo professore italiano, Guido Liguori, docente Unical. Decide di partire anche per “vedere nuovi posti e per la curiosità di fare un paragone tra il nostro sistema sociale e politico e quello italiano”. L’occasione è svolgere un tirocinio di due mesi a Rende (CS), presso la sede di Entropia all’Università della Calabria.
Nel corso della sua esperienza partecipa attivamente all’organizzazione del Festival Calabria in Fiore, mettendosi all’opera concretamente, dall’allestimento delle mostre alla predisposizione degli spazi, osserva le dinamiche che la circondano e nota con entusiasmo le differenze con gli aspetti che lei reputa “negativi” del suo Paese: il modo in cui si svolge il lavoro, la dimensione cooperativa, il modo in cui le idee che sono alla base della democrazia vengono realmente applicate, gli esempi di accoglienza, più progredite secondo lei rispetto al suo Paese, dove “la politica è indifferente alla necessità di soccorrere i rifugiati che provengono dall’Ucraina”.
Si trova da subito bene con il gruppo dei volontari del servizio civile, dal quale si sente accolta e “mai trattata da straniera”, e di cui apprezza la maturità e la serietà nell’affrontare il lavoro, la coordinazione (“nessuno fa di testa sua e alla fine si riesce a fare tutto”) e la comunicazione che rende solida la squadra, e che fa in modo che tutto venga portato a termine. A Daniela Ielasi, la presidente di Entropia, riconosce il merito di tenere unita la squadra e di mantenere l’ambiente “allegro e serio allo stesso tempo”, e anche di averla ispirata per il futuro: “ho imparato come un sogno può diventare realtà: da un’idea può nascere un progetto, che diventa concreto grazie all’organizzazione e alla coordinazione di un gruppo di persone, ma” aggiunge “so che per ottenere dei risultati simili sarà necessario l’impegno di anni e anni”.
Il suo racconto è un insieme di sensazioni positive, che nel suo caso sono in particolare “la scoperta delle piccole azioni che possono fare una grande differenza”, quindi si entusiasma per l’empatia, la comprensione, la gratitudine, l’amicizia che trova intorno a sé. Grazie a questa esperienza non trova il suo posto nel mondo ma diventa cosciente di voler sognare, e un pensiero in particolare va al figlio Gabriel: “spero che lui possa crescere in un ambiente del genere, con una scuola che funziona, persone gentili intorno a sé, e con tutti gli strumenti per decidere cosa diventare da grande in base alle sue inclinazioni”.
L’esperienza di Adina apre una nuova prospettiva di lettura dei programmi Erasmus: non solo formazione e arricchimento del bagaglio di esperienze per i giovani, ma anche possibilità di reinventarsi per chi con coraggio e talvolta con una dose di incoscienza, decide di rimettersi in gioco.
Bruna Leonetti