POLITICA Zoom

Referendum sul taglio dei parlamentari: sai cosa vai a votare?

Mancano due settimane al referendum confermativo per il quale la cittadinanza italiana è chiamata ad esprimersi i prossimi 20 e 21 settembre. La riforma costituzionale andrebbe a ridurre i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. Essendo un referendum costituzionale, a differenza dei referendum abrogativi, per la validità non è obbligatorio che vada a votare la metà più uno degli elettori aventi diritto: la riforma costituzionale sottoposta a referendum è promulgata se è approvata dalla maggioranza dei voti validi.

Hanno diritto di voto i cittadini italiani iscritti nelle liste elettorali che avranno compiuto 18 anni entro il 20 settembre 2020. Per votare è necessario presentarsi al seggio, muniti di documento di riconoscimento in corso di validità , tessera elettorale e mascherina!

Cosa prevede la legge sul taglio dei parlamentari

La riforma costituzionale sul taglio dei parlamentari riduce i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. Con un taglio totale di 345 parlamentari.Ridotti anche gli eletti all’estero: i deputati scendono da 12 a 8, i senatori da 6 a 4. L’istituto dei senatori a vita è mantenuto, fissandone a 5 il numero massimo (finora 5 era il numero massimo che ciascun presidente poteva nominare). 

La determinazione dei nuovi collegi

La “riforma Fraccaro”, dal nome dal sottosegretario pentastellato alla presidenza del Consiglio primo firmatario del provvedimento, cambia il rapporto numerico di rappresentanza sia alla Camera dei deputati (1 deputato per 151.210 abitanti, mentre oggi era 1 per 96.006 abitanti) sia al Senato (1 senatore per 302.420 abitanti, mentre oggi era 1 ogni 188.424 abitanti). In caso di vittoria dei sì e di promulgazione della riforma, l’estensione geografica dei collegi tenderà ad aumentare, diminuendo di fatto la rappresentanza dei territori più piccoli, già marginalizzati. Dovrà comunque essere promulgato un decreto legislativo per determinare i nuovi collegi. 

Chi ha votato la riforma 

Il primo via libera è arrivato nel febbraio 2019 quando ancora la maggioranza di governo era quella giallo-verde e Movimento 5 stelle, Lega e Fratelli d’Italia sono stati i primi a votare a favore. Al quarto passaggio parlamentare, maggioranza di governo giallo-rossa, anche PD, Italia Viva e Liberi Uguali hanno votato a favore della riforma.

Le posizioni  

Il fronte di chi si oppone alla riforma vede, accanto al Comitato per il No, partiti che vanno da Rifondazione fino a Calenda e +Europa, passando dai centristi, oltre ad associazioni come l’Anpi e velatamente anche Cgil, sebbene pare non lo abbia comunicato esplicitamente e le Sardine. Per il sì è schierato il Movimento 5 Stelle, che di questo taglio ha fatto una bandiera,così come Fratelli d’Italia e la Lega, sebbene in tutti e tre i partiti ci siano diversi contrari. Dopo alcune settimane di stallo ed incertezza il PD ha sciolto i nodi dopo un incontro di dirigenza schierandosi con il sì, anche se all’interno diversi sono gli esponenti schierati per il no, a partire dalla giovanile del partito.

Su entrambi i fronti diversi sono i comitati che si stanno impegnando in queste settimane per dare chiarimenti e discutere su una riforma che andrebbe ad eliminare un terzo di ciascuna Camera del Parlamento, che si ritroverebbe smembrato e sacrificato alle logiche del populismo anti-casta. 

Una riforma costituzionale che meriterebbe ben più attenzioni e soprattutto un fervido dibattito incentrato non tanto sui “risparmi” per le casse dello Stato o sulla tenuta del governo bensì sullo stravolgimento della Carta costituzionale e sui possibili scenari che si aprirebbero nei prossimi anni. Al di là di colori e ideologie politiche è fondamentale votare non per cambiare governo o formula di governo, per indebolire o rafforzare questo o quel partito, ma pensando all’impasse catastrofico generato da una riforma che ha come contropartita il risparmio del costo di un caffè all’anno.

Martina Talarico

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